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Il caso Alexander
[Interrogazione]
Al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro degli
affari esteri, per sapere quale sia il pensiero del Governo sulle
gravi affermazioni fatte dal Maresciallo Alexander nei confronti
della Resistenza italiana e che cosa il Governo intenda fare per
difendere i valori della Resistenza e l'onore dell'Esercito
italiano.
[�]
Ho ascoltato con molta commozione, onorevoli colleghi,
l'intervento del senatore Gasparotto e talvolta nella sua parola
ho sentito vibrare lo spirito eroico di Poldo Gasparotto. Ho
ascoltato anche lei, onorevole Ministro, con interesse; devo
riconoscere che lei ha saputo, con linguaggio da Ministro
s'intende, e tenendo presenti i doveri che gli derivano dalla
carica che ricopre, rintuzzare in parte le offese e le ingiurie
lanciate dal generale Alexander al popolo italiano, all'esercito
italiano e alla Resistenza italiana. Su una cosa non sono
d'accordo con lei, onorevole Ministro, ed � quando ella ha detto,
concludendo, che il generale Alexander ha fatto onorevole ammenda.
Ma, onorevole Ministro, non vi era convinzione nel suo accento
quando pronunziava questa frase: lei � stato un avvocato
d'ufficio, in quel momento, del generale Alexander. Il generale
Alexander non ha fatto nessuna onorevole ammenda, e questo appare,
onorevole Ministro, dallo stesso documento ufficiale di cui ella
ci ha dato lettura.
Cosa dice il generale Alexander? Attendano gli italiani il secondo
documento: il primo documento va dall'8 settembre 1943 al 31
dicembre 1944, e lord Alexander, questo nobile lord si stupisce
per il nostro risentimento e parla di malintesi: da buon inglese,
ricordando la frase insolente del signor Churchill, pensa forse
che il popolo italiano sia veramente il popolo del bastone e della
carota. No, rispondiamo al generale Alexander, respingiamo la
carota e ricorderemo la legnata. Non dimentichi questo lord
inglese che il popolo ha spesso dimostrato di saper restituire le
legnate ricevute.
Non ha corretto nulla il generale Alexanderr, anche lei onorevole
gasparotto, ha detto che c'� stato un errata corrige. Non �
vero!
Gasparotto. No, lo facciamo noi.
Pertini. Ma non vi � stato alcun errata corrige da parte del
generale Alexander, la sua rettifica non ha fatto che confermare
l'insolenza lanciata contro il popolo italiano, e dico popolo
italiano perch�, quando si parla dell'esercito, della marina,
della Resistenza, si parla del popolo italiano preso nel suo
complesso, si parla della Nazione intera. E per una volta tanto io
penso che saremo tutti d'accordo su quanto io vado dicendo.
� stato detto benissimo dall'amico Gasparotto quello che si �
fatto dall'8 settembre del 1943 al 31 dicembre del 1944. Ma
qualche cosa � stato dimenticato. � stato dimenticato, per
esempio, che vi � stata una resistenza in Roma anche da parte del
popolino e dell'esercito. Il generale Cadorna si ricorder� il
colloquio avvenuto fra noi, in piazza Barberini, subito dopo la
caduta di Roma; ricorder� quanto eravamo angosciati. La
resistenza avvenuta in Roma � stata dimenticata. � vero,
onorevole Ministro, che l'esercito italiano nono0stante i
tradimenti dei diversi Roatta, si � saputo battere; ma � pur
vero che a Porta San Paolo, con l'esercito italiano, c'era anche
il popolino di Roma, c'erano i romani. Li abbiamo visti noi
battersi con i soldati. Il popolo, armato solo di rabbia e di
sassi si scagli� contro i tedeschi, ed era il popolino di
Trastevere, il popolo di Roma.
E poi vi sono state le quattro giornate di Napoli. Una cosa si �
dimenticata, quando si parla della nostra guerra,: si sono
dimenticate queste quattro giornate di Napoli. I napoletani, che
sono considerati all'estero come i mandolinisti, che sanno solo
cantare al chiaro di luna, questi napoletani hanno dimostrato agli
stranieri come il popolo italiano, quando sente di battersi per
una causa sua, sappia rinnovare le giornate di Milano e le
giornate di Brescia. Napoli � stata grande, onorevole Ministro,
ha scritto una pagina gloriosa nel secondo Risorgimento italiano
che nessuno potr� cancellare. Ma a proposito delle quattro
giornate di Napoli vi � altro da dire. Onorevole Presidente, mi
consenta di dilungarmi un po', parlo di cose che ella ha vissuto
con noi e faccio rivivere quelle giornate sotto molti aspetti pi�
pure e migliori delle giornate che stiamo vivendo adesso. Non
bisogna dimenticare che le giornate di Napoli sono state il frutto
spontaneo dello slancio del popolo napoletano. Questo popolo,
spontaneamente, senza essere organizzato n� da comitati civili
n� da comandi militari, � sceso in piazza per combattere e
cacciare i tedeschi. Questa pagina - lo ricordi il signor
Alexander - � stata scritta dal popolo italiano che egli ha osato
definire apatico.
Ma � stato dimenticato un altro episodio, amico Gasparotto: le
fosse Ardeatine. I 300 delle Fosse Ardeatine cadono precisamente
nel marzo 1944 e tutti sanno come quei martiri hanno affrontato la
morte. Non un atto di debolezza. Lei, onorevole Ministro, non si
trovava ancora in Italia, ma noi eravamo qui: non un atto di
debolezza. Tutti i 300 hanno atteso la fucilazione, i credenti in
ginocchio pregando Iddio, nel quale credevano, e tutti insieme
hanno gridato: "Viva l'Italia!". In questo modo sa
morire, lord Alexander, il popolo italiani, questo
"apatico" popolo italiano!
Un altro episodio debbo ricordare a lord Alexander. Perdonate se
parlo con tanta passione, ma si � ferita la parte migliore di noi
stessi, offendendo un passato cui teniamo e il cui ricordo
vogliamo custodire in modo geloso.
Durante il tempo in cui avvenne l'episodio delle Fosse Ardeatine,
un nostro amico carissimo, Maurizio Giglio, che era al servizio
degli inglesi, venne scoperto dalle Ss tedesche di notte su di un
galleggiante del Tevere mentre comunicava per radio con il comando
degli inglesi. Qui a Roma a fianco di Maurizio Giglio vi erano
degli ufficiali inglesi e Maurizio Giglio sapeva benissimo dove
essi stavano nascosti. Allora Dollmann, quel Dollmann che lord
Alexander e i suoi amici adesso hanno preso sotto la loro
protezione e dicono che � un elemento a loro molto prezioso,
tortur� Maurizio Giglio, facendogli strappare una per una tutte
le unghie dei piedi e ad ogni unghia strappata gli domandava dove
erano nascosti gli ufficiali inglesi. E Maurizio Giglio rispondeva
di non saper nulla. Dieci unghie furono strappate a questo
disgraziato. Portato infine in barella alle Fosse Ardeatine,
Dollmann per l'ultima volta gli domand�: "Se mi dici ove
sono nascosti gli ufficiali inglesi ti salvo la vita".
Maurizio Giglio tacque e fu fucilato insieme agli altri. Cos�
questo italiano ha saputo morire per i vostri ufficiali, lord
Alexander, dopo esser stato torturato bestialmente proprio da quel
Dollmann che voi avete preso sotto la vostra paterna e prezzolata
protezione!
Ma vi � un altro episodio, fra il 1943 e 1944, che avete
dimenticato tutti: l'insurrezione di Firenze.
Il mio destino, che me ne ha sempre combinate di tutti i colori,
mi ha dato per� il grande compenso di farmi partecipare oltre che
alla organizzazione della resistenza in Roma, alla insurrezione di
Firenze e a quelle del Nord.
� bene che gli italiani lo sappiano: gli inglesi senza colpo
ferire arrivarono sulla sponda sinistra dell'Arno e si accamparono
a Pitti, agli Uffizi, a Porta Romana. Noi eravamo gi� da otto
giorni in stato di emergenza. Lo stato di emergenza � stata
veramente una cosa feroce. In quei giorni non potevano uscire
nemmeno le donne e gli uomini che venivano scorti nella strada
venivano fucilati senza preavviso. Abbiamo avuto otto giorni di
questo stato di emergenza. I partigiani scesi dalla collina con in
testa l'eroico Potente entrarono in citt� e la liberarono mentre
gli alleati continuavano a rimanere sulla sponda sinistra
dell'Arno. Finalmente, l'8 agosto, noi, scesi in piazza e liberata
la citt� dai nazisti e dai resti del fascismo ci incontrammo col
maggiore inglese Manley, al quale chiedemmo come mai gli alleati
non si decidessero a passare sulla riva destra dell'Arno. Il
maggiore inglese sorridendo ci ha risposto: "Aspettiamo che
voi liberiate tutta la citt� dai franchi tiratori che ci sono
ancora". C'erano infatti ancora dei franchi tiratori che
annidati in alcuni edifici della citt� sparavano contro i
patrioti e i partigiani. Naturalmente, i bravi inglesi, che
appartengono non ad un popolo "apatico" ma ad un popolo
pi� eroico del nostro, secondo il concetto di Alexander, hanno
preferito non venire subito sulla riva destra dell'Arno dove
faceva troppo� caldo e hanno atteso a passare il fiume soltanto
quando l'ultimo franco tiratore fu uccido dai partigiani. Allora,
baldanzosi come dei vincitori, sono entrati in Firenze. Chi per�
aveva liberato Firenze? Non certo gli alleati. Firenze � stata
liberata esclusivamente dai partigiani e dai patrioti fiorentini.
Ma vi � un'altra questione sulla quale bisogna porre l'accento.
Proprio verso la fine del 1944 il generale Alexander mand� quel
famigerato messaggio. Leggetelo, onorevole Ministro; quel
messaggio � obbrobrioso. Esso diceva: "Si invitano i
partigiani a deporre le armi ed a tornare alle loro case".
Ora non dico che lord Alexander fosse d'accordo con i nazisti. No!
Non voglio essere insolente come lui � stato con noi. Ma questo
generale si rendeva conto che cosa significasse per i partigiani
tornare alle loro case? Significava essere fucilati dai nazisti,
o, nella migliore delle ipotesi, andare a finire nei campi di
annientamento di Germania. Come abbiamo risposto, generale
Cadorna? Abbiamo risposto respingendo senza esitare l'invito di
deporre le armi ed abbiamo respinto quel famigerato messaggio,
continuando la nostra lotta con pi� ardore ed entusiasmo di
prima, dando cos� una lezione al generale Alexander e a tutti gli
alleati.
Vi � poi lo sciopero da lei, onorevole Ministro giustamente
ricordato, nel Nord, ma vi sono gli atti di sabotaggio da molti
ignorati. La radio inglese ed alleata ci invitava ad ostacolare la
produzione nelle officine in mano ai tedeschi! E noi, con il cuore
pieno di angoscia perch� sapevamo cosa significasse quell'ordine,
andavamo alla Pirelli, alla Fiat, alla Lancia di Torino e dicevamo
agli operai: "Sabotate". E gli operai sabotavano,
rendendo la produzione sempre pi� lenta. Sapete che cosa �
costato tutto questo sabotaggio richiesto dagli alleati al popolo
italiani? Fucilazioni sul posto, deportazioni di intere famiglie
di operai nei campi di annientamento tedeschi. Ma l'insolenza del
generale Alexander sembra riecheggiare l'insolenza pronunciata dal
signor Churchill, quando venne in Italia ad ispezionare il fronte
italiano. Churchill allora lanci� un messaggio al popolo
italiano, in cui fra l'altro diceva che "un popolo il quale
si lascia passivamente cadere sotto un regime dittatoriale non
pu� andare esente dalle punizioni, che le colpe di questo regime
richiedono".
Io ho avuto l'occasione di rispondere con vigore e sincerit�,
cos� come faccio adesso, all'insulto del signor Churchill, a
Bari, al teatro Piccinni, commemorando il martire Di Vagno. Vi era
allora nel palco del comando alleato ad ascoltare questa
commemorazione il comandante Achaford Rassel, che dopo la
commemorazione mi ha abbracciato e mi ha detto: "Avete fatto
bene a difendere il popolo italiano non merita le affermazioni
oltraggiose, oggi del generale Alexander, ieri del signor
Churchill, perch�, onorevoli colleghi, il secondo Risorgimento
non ha inizio dall'8 settembre 1943. Se una data d'inizio deve
essere fermata in questa storia del secondo Rinascimento essa �
quella del 1922. Noi siamo stati abituati ad esaltare, e dobbiamo
esaltarli, i martiri di Belfiore e dello Spielberg, ma verr� il
giorno che sar� anche conosciuto il martirio della classe
lavoratrice italiana, la quale sopport� carcere, esilio, confino,
serenamente, con fierezza, senza retorica e demagogia. Molti
episodi superano anche gli episodi che siamo stati giustamente
abituati ad ammirare nel primo Risorgimento. Basterebbe citare i
nomi di Piccinni, di Ferreo, di Consolo, di Pilati, di Matteotti,
di Amendola, di Piero Gobetti e di don Minzoni, di Antonio Gramsci.
� tutto questo il martirio del popolo italiano che segna l'inizio
del secondo Risorgimento. Ricordiamo in proposito tutti coloro che
sono entrati in carcere, a centinaia.
Voi sapete come essi hanno affrontato la sentenza del tribunale
speciale? Non si scherzava, signori, dinanzi al Tribunale speciale
che comminava pene dai 15 ai 30 anni. Le sentenze venivano
salutate da questi operai e contadini, che oggi vengono indicati
come nemici della Patria, al grido di "Viva l'Italia" e
al grido della loro fede. Al confino nel 1943, a Ventotene,
eravamo 900 confinati e la maggior parte erano reduci dalle galere
fasciste, che avevano saputo sopportare con molta fierezza. Da
allora, dal 1921 il popolo italiano si � ribellato al fascismo
dando inizio al suo secondo Risorgimento. Ma, naturalmente, ci
viene detto che noi dobbiamo della riconoscenza agli alleati,
poich� dobbiamo a loro se siamo stati liberati dal fascismo.
Intendiamoci su questo una volta per sempre, altrimenti saremmo
proprio noi a denigrarci e a disconoscere i sacrifici compiuti dal
popolo italiano. S�, noi riconosciamo che gli alleati ci hanno
validamente aiutato, ma quanto ce l'hanno fatto pagare questo
aiuto! Ce l'hanno fatto pagare in umiliazioni infinite e con
bombardamenti inutili ed indiscriminati. Se potessero parlare in
quest'Aula il popolo di Treviso, il popolo di Cassino e di
Avellino, non so quali amare parole potrebbero dire al generale
Alexander.
Il generale Alexander, cinico come pu� essere solo un inglese,
afferma che il bombardamento di Cassino non era necessario alla
strategia militare. "Lo abbiamo fatto per sperimentare un
bombardamento in massa, massiccio", ha detto lord Alexander"
cos� parlavano i nazisti e non per nulla gli inglesi derivano
dallo stesso ceppo dei tedeschi.
Lei sa, onorevole Ministro, che io ho fatto la spola tra Nord e
Sud e in una delle mie visite qui a Roma mi recai al comando
alleato per richiamare l'attenzione di questo comando sulle gravi
conseguenze dei bombardamenti indiscriminati, bombardamenti che
non potevano essere giustificati da alcuna ragione militare. Al
comando alleato mi si rispose che spesso i piloti partivano
ubriachi!�
Quindi perch� presi dall'ebrezza alcoolica e non per ragioni
militari bombardavano le nostre popolazioni civili. Questo
dobbiamo ricordarlo, perch�, se il generale Alexander vuole della
riconoscenza per l'aiuto che gli alleati hanno dato al popolo
italiano, dobbiamo ricordare tutto il bene ma anche il male
ricevuto dagli inglesi.
Il patriottismo del popolo italiano non ha nulla da fare con la
degenerazione di questo sentimento che � il nazionalismo. Noi
diciamo quindi che s l'Italia si � liberata dai tedeschi lo deve
anche agli alleati, ma lo deve anche e soprattutto a se stessa, al
popolo italiani. Questa � la rivendicazione che noi facciamo in
quest'Aula.
D'altra parte non dimentichi il generale Alexander quella che �
stata la campagna d'Italia svolta dagli inglesi e per carit�,
lasci in pace l'ombra di Federico il grande. Lasci nel suo eterno
sonno Federico il Grande, perch� tutti sanno cosa � stata la
campagna d'Italia: � stato un cumulo di insipienza militare, di
comode attese, di opportunismo. Gli alleati hanno aspettato che i
partigiani e l'esercito italiano aprissero loro la strada. Difatti
la marcia dalla linea gotica fino al nord � stata per loro una
comoda e piacevole passeggiata di primavera: sono arrivati senza
colpo ferire. Ecco qui una prova: il comando inglese della Special
Force�
Presidente. La prego di esser breve.
Pertini. Sto concludendo. Ecco, onorevole Ministro, cosa ebbe a
scrivere nel 1945 il comando inglese della Special Force: "Il
contributo partigiano alla vittoria alleata in Italia fu molto
notevole e sorpass� di gran lunga le pi� ottimistiche
previsioni. Con la forza delle armi essi aiutarono a spezzare la
potenza e il morale di un nemico di gran lunga superiore ad essi
per numero. Senza queste vittorie partigiane non vi sarebbe stata
in Italia una vittoria alleata cos� rapida, cos� schiacciante e
cos� poco dispendiosa". Generale Alexander, siete voi che
quando ancora avevate viva la memoria di questi episodi della
lotta partigiana cos� scrivevate: adesso a voi fa comodo
rinnegare quello che avete detto ieri e lanciate insolenze contro
il popolo italiano.
Sono arrivato alla mia conclusione: � la stessa conclusione cui
� arrivato il compagno carissimo, senatore Barontini. Facciamo
l'esame di coscienza, onorevole Ministro. Dall'estero si lanciano
spesso accuse e insulti al popolo italiano. Ma una delle cause di
questo stato d'animo degli stranieri verso di noi la dobbiamo
ricercare proprio nel nostro Paese. Tutti siamo concordi nel
protestare contro le ingiurie lanciate, ma dinanzi a tutti
ricordiamo anche a coloro che non sono sulla nostra sponda, ma
sono su una sponda opposta alla nostra, che, dal 1947 in poi, vi
� stata una inversione di valori morali. Dal 1945 al 1946 tutti
volevano essere partigiani, tutti avevano partecipato alla guerra
partigiana. Successivamente vi � stata una tale inversione di
valori morali, che oggi viene quasi considerato un delitto essere
stato partigiano.
Cos� mentre ex-partigiani vengono incarcerati senza alcun fondato
motivo, vediamo rimessi in libert� i Roatta, i Borghese e i
Basile.
Tutto questo autorizza gli stranieri a denigrare la Resistenza,
gi� tanto disconosciuta dagli stessi italiani.
Concludo, signor Presidente. Noi intendiamo difendere questi
valori della Resistenza contro coloro che tentano di attaccarli
all'interno e dal di fuori dell'Italia. Li difendiamo perch�
vogliamo che questi valori della Resistenza costituiscano la base
prima della Repubblica democratica italiana, li difendiamo perch�
vogliamo che essi illuminino il cammino del popolo italiano.
In "Avanti!" e
"Lavoro nuovo", 14 maggio 1950.

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