Quando
si parla della Resistenza si � portati a fissare quale inizio di
questa nostra lotta l'8 settembre 1943, cio� la Resistenza la si
circoscrive alla lotta sostenuta dal popolo italiano contro il
nazifascismo, trascurando il periodo precedente che va dal 1921 al
1943. Non esaminare questo periodo vorrebbe dire non precisare le
ragioni storiche della guerra di Liberazione. Insomma, a mio
credere, la Resistenza non ha inizio l'8 settembre, 1943, bens� dal
1921. Se questa nostra lontana lotta non si ponesse in evidenza e
soltanto sull'ultima fase essa si posasse la nostra attenzione, non
solo ci sfuggirebbero i veri motivi che diedero inizio ed animarono
la guerra di Liberazione, ma, quel che sarebbe peggio, finiremmo,
sia pure inconsapevolmente, per accreditare l'insinuazione
ripetutamente lanciata contro di noi da uomini politici d'oltre Alpe
e d'oltre Manica e cio� "che il popolo italiano si sarebbe
lasciato passivamente cadere sotto il regime fascista".
Sciocca calunnia che crolla ad un semplice esame dei fatti. Dal
lontano 1921, ed anche prima, la classe operaia reagisce
all'avanzare del fascismo protetto dalla classe dirigente. Poich�
il fascismo si presenta come nemico del movimento operaio, la
borghesia nostrana - la pi� gretta, egoistica e meschina di tutte
le borghesie d'Europa, ostile a ogni rinnovamento sociale,
aggrappata ai residui della feudalit� - non esita a spingere il
fascismo, uscito da una sanguinosa avventura nazionalistica, contro
la classe operaia nella insensata idea di arrestarne l'ascesa. Di
qui tutte le convivenze e le complicit� governative nei confronti
del fascismo, il quale pu� consumare impunemente i suoi primi
delitti contro i lavoratori...
Le galere fasciste e le isole di deportazione si riempirono dal 1926
al 1943 di lavoratori. E saranno precisamente costoro a costituire
l'avanguardia nella guerra di Liberazione. Uomini, che si erano
battuti per vent'anni contro il fascismo, in una lotta nascosta,
sotterranea, senza quartiere, spesso disperata, conoscendo l'esilio,
il confino, la galera; appena rimessi in libert� nell'agosto 1943,
non esitano a riprendere il loro posto. Per essi la lotta non aveva
inizio quel giorno; era la stessa lotta iniziata nel 1921 che
continuava. Non si pu� comprendere lo slancio del popolo lavoratore
italiano nella sua pronta insurrezione contro la dominazione
nazifascista, senza questi uomini e senza la loro ventennale
esperienza. Erano in cammino da anni, questi uomini, verso il
riscatto della Patria; il popolo lavoratore italiano, che in essi si
riconosce, non fa che mettersi al loro fianco l'8 settembre 1943. La
lotta da quella data assume aspetti pi� violenti, pi� sanguinosi,
ma � pur sempre la stessa, quella iniziata nel 1921.
E i giovani, che in quel lontano 1921 si erano con tanto entusiasmo
schierati contro il fascismo, ormai erano divenuti anziani. Tra
carcere e confino bianchi si erano fatti i loro capelli. Ma la gioia
pi� grande di questi anziani fu di vedere correre al loro fianco
innumerevoli giovani, pronti a seguire la loro parola ed il loro
esempio. Chi scrive non dimenticher� mai il contributo di sangue e
di sacrifici dato alla Resistenza da migliaia di giovani, i quali
con mirabile slancio senza risparmiarsi e senza curarsi delle loro
persone si prodigarono in una lotta dura, in cui cento volte al
giorno si rischiava la vita. Senza questi giovani la Resistenza non
sarebbe stata possibile. Essi riscattarono la giovent� italiana di
tutti gli errori commessi dai giovani del littorio, ingannati da una
bolsa retorica patriottarda. Furono precisamente questi giovani,
guidati da quelle felici intuizioni proprie della giovent�, a
comprendere subito i termini della lotta, la posta che era in gioco,
i motivi e le finalit� della Resistenza. Leggete le lettere dei
condannati a morte e di ci� vi persuaderete.
Ma per convincersi della maturit� politica cui era pervenuta la
classe operaia attraverso una dolorosa esperienza ventennale e come
ormai fosse chiaramente consapevole delle proprie finalit� e del
suo compito storico, baster� porre mente a questo: che � il
movimento operaio a sentire per primo l'esigenza dell'unit�
nazionale. Furono, appunto, i partiti proletari a volere questa unit�
realizzata per opera loro nei CLN. Operai e contadini, rifletta chi
deve, dimenticando le ostilit�, le persecuzioni, gli affronti
patiti e le connivenze d'un tempo, si uniscono ai rappresentanti
della borghesia italiana nella lotta per il riscatto
dell'indipendenza e dell'onore della Patria. Questi operai e questi
contadini non ripetono il vecchio errore di chiudersi in se stessi,
non si abbandonano a vani atteggiamenti massimalistici, ma siccome
giustamente sentono di essere essi la nazione, alla testa della
nazione si pongono e vogliono e realizzano la sua unit�. E fu
precisamente merc� questa unit� nazionale, che � stato possibile
scrivere la pagina del nostro secondo Risorgimento; riconquistare
l'indipendenza alla Patria; avviare il popolo italiano verso il suo
rinnovamento politico, sociale e morale...
S. PERTINI
La Resistenza secondo Risorgimento nazionale
Giovent� socialista
aprile 1954, pp. 5-7

[chiudi]