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Contro
il neofascismo
[�] Pertini � stato accolto da una grande ovazione che lo ha accompagnato dal suo apparire fino al momento in cui � salito sul palco, ed era una ovazione che tutti salutava, dai numerosi parlamentari, ai rappresentanti politici del Pri, del Partito Radicale, del Psdi, del Pci, del Psi, ai cattolici che numerosi hanno dato la loro adesione, ai consiglieri comunali e provinciali, agli esponenti della Resistenza, ai partigiani che sempre ricevono la pi� calda e commossa manifestazione di affetto.
Pertini si � inserito subito nell'ala dl sentimento vibrante della folla e ha iniziato con impeto, con toni alti e incisivi, e si sentiva vibrare in lui l'antico spirito, il sentimento di chi, durante tutta una vita non ha fatto che combattere per la libert� ed ora � nuovamente presente e getta la sfida a coloro i quali, secondo antica tradizione, si fanno pi� o meno occulti protettori dei rigurgiti fascisti, e offre la propria immunit� parlamentare pronto a scendere in mezzo alla gente del popolo per combattere con essa.
Gente del popolo - ha gridato Pertini - tra cui si cerca di individuare i sobillatori, coloro che si sono fatti ispiratori di questa e di altre manifestazioni. "Ve lo dir� io, signori, chi sono i sobillatori - ha aggiunto l'oratore fra diluvianti applausi - eccoli qui: eccoli qui accanto alla nostra bandiera, sono i fucilati, della Benedicta, i fucilati della Mandella e di Cravasco, sono i torturati della Casa dello Studente che risuona ancora delle urla strazianti delle vittime, delle grida e delle risate sadiche dei torturatori".
Nella loro memoria, ha continuato Pertini, sospinta dallo spirito dei partigiani e dei patrioti, la folla genovese � nuovamente scesa in piazza, per ripetere "no" al fascismo, per democraticamente respingere come ne ha diritto, la provocazione e l'offesa.
Tra continui consensi, sul filo dell'entusiasmo e della commozione che idealmente lo univa ai trentamila che erano dinanzi, l'oratore ha poi negato la validit� della obiezione secondo cui il neofascismo avrebbe diritto di svolgere il suo congresso a Genova. Infatti ogni atto, ogni manifestazione, ogni iniziativa di quel movimento � una chiara esaltazione del fascismo, e poich� il fascismo in ogni sua forma � considerato reato dalla Carta costituzionale, l'attivit� dei missini si traduce in una continua e perseguibile apologia di reato. Si tratta poi di un congresso - ha continuato Pertini - che vien qui convocato non gi� per discutere, ma per provocare, per contrapporre un vergognoso passato alla Resistenza, per contrapporre bestemmie ai valori politici e morali affermati dalla Resistenza.
Ed � ben strano l'atteggiamento delle autorit� costituite le quali, mentre hanno sequestrato due manifesti, che esprimevano nobili sentimenti, non ritengono opportuno impedire la pubblicazione dei libelli neofascisti che ogni giorno trasudano il fango della apologia del trascorso regime, che insultano la Resistenza, che insultano la libert�.
Dinnanzi a queste provocazioni, dinnanzi a queste discriminazioni, ha continuato Pertini, la folla non poteva non scendere in piazza unita nella protesta, n� potevamo noi non unirci ad essa per respingere la provocazione, per dire no come una volta al fascismo, e difendere la memoria dei nostro morti, riaffermando i valori della Resistenza.
Tra applausi commossi e grida clamorose, Pertini ha ricordato quali siano questi valori che resteranno finch� durer� in Italia una Repubblica democratica, il primo, il pi� importante dei quali � la libert�, inalienabile esigenza dello spirito umano, senza distinzione di partito, di provenienza, di fede. Poi la giustizia sociale, che completa e rafforza la libert�, l'amore di patria che non conosce le follie imperialistiche e le aberrazioni nazionaliste, quell'amore di patria che ispira la solidariet� per le patrie altrui.
La Resistenza ha voluto queste cose e questi valori, ha rialzato le glorie del nostro nuovamente libero paese dopo vent'anni di degradazione subita da coloro che ora vorrebbero riapparire alla ribalta, tracotanti come un tempo. La Resistenza ha spazzato coloro che parlando in nome della Patria della Patria furono i pi� terribili nemici, perch� l'hanno avvilita con la dittatura, l'hanno offesa trasformandola in una galera, l'hanno degradata trascinandola in una guerra suicida, l'hanno tradita vendendola allo straniero.
Il breve, ma lucido panorama di ci� che fu fascismo fa scattare la folla, che fischia, che urla, che impreca. "Noi - riprende con forza Pertini - noi oggi qui riaffermiamo questi princ�pi e questo amor di Patria perch�, pacatamente, o signori che siete preposti all'ordine pubblico e che bramate essere benevoli verso quelli che ho nominato poc'anzi e che guardate a noi, ai cittadini che gremiscono questa immensa piazza, considerandoli nemici della patria, sappiate che coloro che han riscattato l'Italia da ogni vergogna passata, sono stati questi lavoratori, operai e contadini, operai e contadini e lavoratori della mente, che noi a Genova vedemmo entrare nelle galere fasciste, non perch� avessero rubato, o per un aumento di salario o per la diminuzione delle ore di lavoro, ma perch� intendevano battersi per la libert� del popolo italiano e, quindi, anche per la vostra libert�".
La folla � tutta tesa, ed ancora Pertini ne esprime il sentimento e il desiderio ricordando come furono pio quegli operai, quegli intellettuali, quei contadini, quei giovani che, usciti dalle galere si lanciarono nella guerra di Liberazione, combatterono sulle montagne, sabotarono gli stabilimenti, scioperarono secondo gli ordini degli alleati, furono deportati, torturati e uccisi e morendo gridarono "viva l'Italia", "viva la Libert�". E salvarono la Patria, purificarono la bandiera dai simboli fascista e sabaudo, la restituirono pulita e gloriosa a tutti gli Italiani.
Dinnanzi a costoro, ha ammonito Pertini rivolgendosi alle autorit�, dinnanzi a questi operai, a questi intellettuali, a questi giovani, a quei contadini che voi spesso maledite, dovreste invece inginocchiarvi, come ci si inginocchia di fronte a chi ha operato eroicamente per il bene comune.
"E siamo pronti ancora!" grida una voce, subito sommersa dal grido di tutti.
"Ma perch�, si chiede Pertini, dopo quindici anni dobbiamo nuovamente sentirci mobilitati per rigettare i responsabili di un passato vergognoso e doloroso, i quali tentano di tornare alla ribalta?".
Ci sono stati degli errori e primo fra tutti � stata la generosit� con cui abbiamo trattato i nostri avversari. Una generosit� che ha permesso troppe cose e per la quale oggi i fascisti la fanno da padroni, giungendo a qualificare delitto la esecuzione di Mussolini a Milano. "Ebbene, ha gridato Pertini, neofascisti che ancora una volta state nell'ombra a sentire, io mi vanto di avere ordinato la fucilazione di Mussolini, perch� io e gli altri altro non abbiamo fatto che firmare una condanna a morte pronunciata dal popolo italiano venti anni prima".
Un secondo errore - continuato l'oratore - fu l'avere spezzato la solidariet� tra le forze antifasciste, permettendo ai neofascisti d'infiltrarsi per riemergere nella vita nazionale, e questa frattura si � determinata in quanto la classe dirigente italiana non ha inteso applicare la Costituzione, l� dove essa chiaramente proibisce la ricostruzione sotto qualsiasi forma di un partito fascista ed � andata pi� in l�, operando addirittura una discriminazione contro gli uomini della Resistenza, contro i partigiani e a favore dei fascisti. � andata al di l� volendo far dimenticare addirittura la Resistenza che � ignorata nelle scuole, dimostrando di tollerare appena chi fu partigiano, instaurando un costume vergognoso che trova le sue manifestazioni ogni giorno e di cui l'oratore ha ricordato due recenti episodi verificatisi a Genova, di cui furono vittime alcuni familiari di Caduti, ricevuti inurbanamente da un funzionario di Questura, e protagonista un miserabile frate che provoc� impunemente, sulla pubblica via, dinanzi agli occhi dei poliziotti, i giovani antifascisti salutandoli alla romana.
La folla reagisce al ricordo di questi episodi, e reagisce ancora quando l'oratore afferma che cos� facendo si va contro il cristianesimo che tanto si predica, contro il cristianesimo di quegli eroici preti che caddero sotto il piombo fascista, contro il fulgido esempio di don Morosini, che Pertini incontr� in carcere a Roma, la vigilia della morte, ancora sorridente nonostante il corpo fosse martoriato da giorni di torture. Quel don Morosini alla cui memoria tanti cattolici, tanti democratici cristiani sono ancora fedeli, ma che Tambroni ha tradito barattando il suo sacrificio con 24 sudici voti neofascisti.
Assecondando l'oratore, la folla ha salutato con una manifestazione di aperta solidariet� i nomi di Bo di Pastore di Maggio di De Bernardis dei democratici cristiani che soffrono per la odierna situazione, che provano la vergogna di un connubio inaccettabile, e cos� facendo quella folla ha dimostrato ancora una volta che esiste un afflato di fraternit�, che supera le visioni politiche, le ideologie, le polemiche e riunisce tutti gli onesti nella difesa dei valori supremi.
Oggi, ha continuato l'oratore, le provocazioni fasciste sono possibili e sono protette perch�, in seguito al baratto di quei 27 voti, i fascisti si sentono partito di governo, si sentono nuovamente sfiorati dalla gloria del potere mentre nessuno trai responsabili mostra di ricordare che se non vi fosse stata la lotta di liberazione, l'Italia, prostrata, venduta all'invasore dai fascisti, patirebbe ancora oggi delle conseguenze di una guerra infame e di una sconfitta senza attenuanti, mentre fu proprio la Resistenza a recuperare al paese una posizione dignitosa e libera tra le nazioni.
Il senso, il movente, la ispirazione che ci spinsero alla lotta, ha continuato Pertini, non furono certamente la vendetta e il rancore, di cui vanno cianciando i miserabili persecutori della tradizione fascista, furono proprio il desiderio di ridare dignit� alla Patria, di risollevarla dal baratro restituendo ai cittadini la libert�. E a questo punto Pertini, tra la commozione di tutti ha letto alcuni brani di lettere di patrioti condannati a morte, sottolineando quale fosse lo spirito che li animava nel momento supremo.
"Ecco perch�, ha soggiunto tra grandi applausi, i partigiani, i patrioti genovesi, sospinti dalla memoria dei nostro morti, sono scesi in piazza: sono scesi a rivendicare i valori della Resistenza, a difendere la Resistenza contro ogni oltraggio, sono scesi perch� non vogliono che la loro citt�, Medaglia d'oro della Resistenza, subisca l'oltraggio nel neofascismo.
Poi Pertini, che ha parlato per oltre un'ora senza tradire stanchezza e senza lasciar mai cadere quel commovente calore che lo legava strettamente a ciascuno dei trentamila presenti, avviandosi alla conclusione, si � rivolto in particolare ai giovani, che erano tanti, tantissimi, tra la folla.
"Ai giovani - egli ha detto - studenti ed operai, vada il nostro plauso per l'entusiasmo, la fierezza, il coraggio che hanno dimostrato. Finch� esister� una giovent� come questa nulla sar� perduto in Italia.
Noi anziani ci riconosciamo in questi giovani. Alla oro et� affrontavamo qui nella nostra Liguria le squadracce fasciste.
E non vogliamo tradire di questa fiera giovent� le ansie, le speranze, il domani, perch� tradiremmo noi stessi.
Cos� ancora una volta siamo preparati alla lotta, pronti ad affrontarla con l'entusiasmo, la volont�, la fede di sempre.
Qui vi sono uomini di ogni fede politica e di ogni veto sociale, spesso tra loro in aperto contrasto, come peraltro vuole la democrazia.
Ma questi uomini hanno saputo oggi e sapranno domani superare tutte le differenziazioni politiche per unirsi come quando l'8 settembre 1943 la patria chiam� a raccolta i figli suoi migliori, perch� la riscattassero dall'infamia fascista.
A voi che ci guardate con ostilit�, nulla dicono queste spontanee manifestazioni di popolo? Nulla vi dice questa improvvisa ricostituita unit� delle forze ella Resistenza?
Essa costituisce la pi� valida diga contro le forze della reazione, contro ogni avventura fascista e rappresenta un severo monito per tutti.
Nessuno si illuda di poter piegare il nostro animo.
Non vi riusc� il fascismo, non vi riuscirono i nazisti, non vi riuscirete voi.
Noi, in questa rinnovata unit�, siamo decisi a difendere la Resistenza, ed impedire che ad essa si rechi oltraggio.
Questo lo consideriamo un nostro preciso dovere.
Per la pace dei morti e per l'avvenire dei vivi lo compiremo sino in fondo, costi quel che costi".
"Lavoro nuovo", 29 giugno 1960.

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