Cheap NFL Jerseys China Cheap NFL Jerseys Free Shipping Wholesale NHL Jerseys China Wholesale Jerseys From China Cheap NFL Jerseys Free Shipping Cheap NFL Jerseys For Sale Cheap Jerseys Free Shipping Wholesale NFL Jerseys From China Cheap NFL Jerseys Sale Cheap Nike NFL Jerseys China Wholesale Jerseys Free Shipping Cheap NFL Jerseys Wholesale Wholesale NFL Jerseys Online Cheap NFL Jerseys Wholesale Cheap Jerseys Free Shipping Cheap NFL Jerseys China
Coach Outlet Coach Factory Outlet Coach Outlet Store Coach Handbags Outlet Coach Outlet Coach Factory Outlet Coach Outlet Coach Handbags Coach Site Michael Kors Outlet Michael Kors Handbags Outlet Cheap Michael Kors Michael Kors Outlet Michael Kors Handbags Outlet Cheap Michael Kors Michael Kors Outlet Michael Kors Handbags Outlet Cheap Michael Kors
 

       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Home Page

 

 

 

Introduzione del Prof. Maurizio degl�Innocenti ai lavori del convegno

 

Oggi si guarda con crescente attenzione al ruolo dei �corpi intermedi� della societ�, anche in relazione alla crisi dello Stato �pesante� e �invasivo�. Ci� implica la ridefinizione dei rapporti tra pubblico e privato.

 

Si dice, con fondamento, che in tal senso si tratta di una rivoluzione nella continuit�, nella memoria, che � anche valorizzazione, di un importante patrimonio associativo che ha rappresentato un pilastro importante nella costruzione e nello sviluppo dell�Italia unita.

 

Richiamare l�attenzione su questo aspetto, fin troppo sottovalutato, ci pare meritorio nel momento in cui si celebra, da pi� parti e in pi� sedi, la ricorrenza dell�Unit� d�Italia.

 

Non c�� bisogno di richiamarsi all��esprit d�association� di De Tocqueville, per sottolineare come la cultura civica diffusa, la fiducia intersoggettiva e l�attivismo associativo siano i requisiti necessari per una effettiva democrazia partecipativa. Una societ� che tra Stato e individuo abbia un vuoto eccessivo � pi� esposta, meno virtuosa, come attesta la storia antica e recente di larghe parti del nostro paese. Le reti di solidariet� favoriscono l�azione dei governanti, migliorano la politica pubblica, formano quel capitale sociale, che da pi� parti ormai si considera il prerequisito per l�azione virtuosa aumentando il rendimento delle istituzioni pubbliche. Di fatto diventa premessa anche dello sviluppo economico. Dove tra Stato e individuo pi� diffuse e solide risultano le reti sociali, le organizzazioni intermedie, anche lo Stato democratico � pi� solido, la legalit� pi� salda, l�economia pi� florida.

 

Non si � mai abbastanza riflettuto sul fatto che l�origine della democrazia in Europa sia legata alle vicende dell�associazionismo su basi volontarie, di natura mutualistica e cooperativa, dove alla met� dell�800 il voto a testa era gi� pratica diffusa, al di l� di ogni differenza di razza e religione, di condizione sociale e di genere mentre con grandi difficolt� si andava affermando il diritto di voto politico e amministrativo prima su basi fortemente elitarie, per poi farsi universale agli inizi del �900 e infine estendersi anche alle donne dopo la seconda guerra mondiale. E neppure sull�importanza che, in virt� della sua natura mutualistica, esso introduceva il principio della interconnessione tra diritti e doveri, premessa al radicamento del senso di responsabilit� che � alla base della societ� civile.

 

Nell�associazionismo mutualistico c�� la solidariet� reciproca, simmetrica, tra i soci, ma nella fedelt� al principio della porta aperta, gi� elemento cardine della Carta dei Probi pionieri di Rochdale nel 1844, e che non a caso si accompagnava all�altro della diffusione della cultura cooperativa, � palese la tendenza a trasferire la responsabilit� collettiva nel tessuto sociale, ad orientare la popolazione verso la solidariet� responsabile, a contrastare l�esclusione sociale.    

 

L�universo delle pratiche sociali che mettano al centro la persona e la responsabilit�, la solidariet� e la condivisione, innervano le tendenze volte all�inclusione, contrastando le spinte alla frammentazione, all�emarginazione, alla solitudine pur presenti in un mondo che si dice ed � globale. Nel 2010, anno dedicato dalla Comunit� europea alla lotta contro le povert� e alle esclusioni, ci pare pertanto non privo di rilievo riflettere sul ruolo che in tale campo ha svolto e pu� svolgere la dimensione comunitaria del Terzo Settore, anche ai fini del miglioramento della qualit� della vita.

 

E� in questo contesto che, si pu� ben dire, si alimenta un nuovo tipo di solidariet�, la quale non si limita alla tolleranza, perch� il volontariato, che pone al centro della sua attivit� la persona, comincia proprio laddove quella solidariet� passiva finisce, per rivestire un ruolo attivo, per farsi dunque solidariet� attiva.

 

La matrice del sodalizio � dunque l�associazione, il mettersi insieme, l�autoemancipazione. Il suo simbolo storico, forse il pi� diffuso a parte i simboli religiosi, � quello delle mani intrecciate. L�idea associativa viene da lontano, dall�800, e permea la vicenda del secolo successivo. L�associazione si sposa con il volontariato. Rispetto alla societ� di interessi, di capitale, l�associazione su basi volontaria e solidale ha una vocazione a stare insieme, a costituirsi parte di un tutto. Un segno distintivo � dunque la vocazione a farsi parte di un movimento. E� un antico e nuovo problema, che sempre si ripropone.

 

Accanto a concetti entrati da tempo nel vocabolario comune, come economia sociale, capitale sociale, terzo settore, economia civile contrapposta a quella di capitale, se ne vanno affermando di nuovi quali welfare commmunity o sussidiario o delle opportunit� o delle responsabilit� condivise o relazionale, o ancora privato sociale, civilt� dell�empatia, societ� della vita buona, economia civile, democrazia partecipativa, cittadinanza societaria, responsabilit� attiva a indicare un mondo in evoluzione. In sede europea il riconoscimento istituzionale dell�economia sociale si basa sui seguenti principi: prevalenza dell�individuo e dell�obiettivo sociale sul capitale, adesione volontaria ed aperta, controllo democratico da parte dei soci (meno che per le fondazioni), combinazione dell�interesse del socio e dell�utente con quello generale, valorizzazione del principio di solidariet� e dir responsabilit�, autonomia di gestione e indipendenza dalle autorit� pubbliche, destinazione della maggior parte dell�avanzo di bilancio al conseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile.

I settori di attivit� sono i pi� vari: l�assistenza sociale, la tutela dei diritti, le attivit� culturali e artistiche, la ricreazione e lo sport, il turismo sociale, la cooperazione internazionale, il lavoro e l�inserimento lavorativo, assistenza alle emergenze. E i destinatari sono in prevalenza i cittadini in genere, e poi i minori e gli anziani, i cittadini di altri paesi, le persone in difficolt�, i malati, i consumatori, etc. I tipi di azione prevalente sono la diffusione di valori, la tutela dei diritti, l�offerta di servizi per quanto attiene i fattori costitutivi dell�esperienza personale, come la salute, il lavoro, l�impiego del tempo libero, il campo relazionale e affettivo.

 

E� questo, da sempre, ma soprattutto nell�ultimo quarantennio, un universo che denota grande vitalit�, e mobilit� con un indice alto di nascite e morti, ma che comunque evidenzia una accentuata tendenza alla sperimentazione, e perfino all�innovazione, tanto che perfino la regolamentazione legislativa sembra obbedire ad un impulso pi� dal basso dal basso che dall�alto, mentre ha difficolt� spesso a pervenire ad una classificazione esaustiva delle esperienze pi� recenti. Il Terzo Settore pecca ancora della mancanza di una chiara definizione anche a livello europeo, specialmente per quanto attiene al volontariato, perch� in italiano esso si sposa frequentemente al requisito della gratuit�, mentre in Europa a quello della semplice adesione volontaria. In Europa la definizione pi� usata � quella di �economia sociale�, di origine francese, entro la quale rientra anche l�esperienza del volontariato cos� come viene svolta in Italia. Il riconoscimento � connesso da sempre all�esigenza improcrastinabile di separare quella che un tempo, per la cooperazione, si diceva la cooperativa vera, con fondamento mutualistico, da quella �spuria� o �falsa�: in altre parole il sodalizio autenticamente solidale e che pone la persona al centro dell�attivit� da quello fittizio.

   

Le dimensioni del fenomeno sono nel complesso sono imponenti. Nel 2001 l�Istat, con l�8 Censimento generale dell�Industria e servizi, ha raccolto una prima documentazione sistemica del non profit: 235232 unit� istituzionali, pari al 5,4% del complesso, 488523 addetti (il 2,5% del totale degli addetti) e 3200000 volontari stimati, con entrate per oltre 38 miliardi di euro.

 

I sopra citati segnali di vitalit�, di propensione alla sperimentazione e all�innovazione, non mettono affatto in secondo piano i fattori di fragilit�. L�immagine del Terzo settore pu� essere quella della cometa, di una scia che talvolta assume le caratteristiche di un pulviscolo, composto da decine di migliaia di organizzazioni, frammentato, disperso e disorganizzato. C�� l�esigenza di organizzarsi, di strutturarsi in reti, in strutture di secondo o terzo grado, per porsi come soggetto protagonista nella vita sociale e economica del paese. Ma il passaggio dall�insieme di tante tessere al mosaico, al �sistema� � tutt�altro agevole. Oggi, se unanime � il riconoscimento della crescita del Terzo Settore, largamente tributaria alla valorizzazione del volontariato e della cittadinanza responsabile del recente passato, emergono perduranti difficolt� negli spazi di progettazione che lo pongono nella condizione di gestire politiche sociali altrove definite.

 

Dicevo all�inizio della crisi dello Stato �invasivo� e della necessit�, improcrastinabile, di definire un nuovo modello sociale sulla base della sussidiariet�, che salvaguardi il ruolo centrale dello Stato come coordinatore e nella copertura dei bisogni primari essenziali, ma che sappia integrare l�azione volontaria come pilastro nel sistema sociale di protezione. E� il senso del fortunato slogan �meno Stato, pi� societ�, di cui in Europa destra e sinistra rivendicano la paternit�: un ulteriore segno di un passaggio ormai universalmente ritenuto necessario. Un recente articolo di un autorevole studioso su un quotidiano nazionale intitolava Perch� il Welfare del futuro sar� privato: il riferimento � soprattutto al ruolo della famiglia italiana come formidabile ammortizzatore sociale, anche e soprattutto in virt� della sua ben nota capacit� di risparmio, purch� sostenuto da nuovi �investimenti sociali�, come il volontariato, magari accompagnati dall�incentivo fiscale. A fronte dei bisogni crescenti, se non altro connessi all�invecchiamento della popolazione, non sar� pi� possibile contare sulla dilatazione degli schemi pubblici universalistici tipici del Welfare tradizionale, n� tanto meno sull�introduzione di nuovi da finanziarsi con nuove imposte. Si tratta di raccogliere la sfida della costruzione di un �secondo� o nuovo Welfare mettendosi insieme, e di farlo su basi di efficienza e di efficacia, legando risparmio e protezione, e valorizzando la comunit� e il territorio quali ambiti privilegiati di relazioni solidali.

 

In questo senso pu� condividersi l�immagine della svolta per certi versi epocale, da cui sono partito, e pu� ammettersi anche che ci� sia inteso nel segno della continuit�, in relazione ad un notevole patrimonio storico di esperienza comunitaria. Se non altro perch� esso sta a indicare che la sfida non � priva di fondamenta, e che niente sembra pregiudizialmente precluso all�azione solidale del volontariato.

 

 

   

� Fondazione di Studi Storici "Filippo Turati"