Filippo Turati nacque a Canzo (Como) il 26 novembre 
			1857 da Pietro e da Adele Di Giovanni. Ricevette dal padre, alto 
			funzionario dell�amministrazione austriaca poi passato a quella 
			italiana, un�educazione conservatrice, alla cui influenza si 
			sottrasse definitivamente negli anni del liceo a Cremona e 
			soprattutto dell�universit� a Pavia e a Bologna, dove si laure� in 
			Giurisprudenza nel 1877. Stabilitosi a Milano, frequent� gli 
			ambienti della Scapigliatura e della sinistra democratica e laica, 
			guardando con particolare favore all�affermazione delle scienze 
			sociali, che gli sembravano offrire strumenti analitici nuovi ed 
			essenziali all�agire pratico in una societ� che acquistava caratteri 
			di massa sempre pi� marcati. Si inser� nel dibattito allora di 
			attualit� sul positivismo giuridico pubblicando nel 1882 su �La 
			Plebe�, rivista aperta allo sperimentalismo socialista, il saggio 
			Appunti sulla questione penale, con cui pose l�accento sulle cause 
			sociali del delinquere in polemica con le teorie di Cesare Lombroso 
			sull��atavismo� e sul �delinquente nato�. Nel 1885 collabor� 
			all�inchiesta promossa da Agostino Bertani sulle condizioni 
			sanitarie delle popolazioni agricole.
			
			
			Del positivismo coltiv� quelle componenti che si prestavano ad una 
			lettura democratica e antimetafisica, come quella accreditata da 
			Roberto Ardig� contro Terenzio Mamiani, e al recupero della 
			tradizione �liberale� del pensiero nazionale che identificava in 
			Domenico Romagnosi, Gaetano Filangieri, Giambattista Vico, Galileo 
			Galilei e Giordano Bruno. In questo contesto prese netta distanza 
			dalle teorie di Darwin e dall�individualismo a tinte antisocialiste 
			di Spencer. Si interess� di antropologia e di psicologia, come 
			scienze del rapporto tra uomo, societ� e natura, cio� tra 
			condizionamento ambientale e progresso, tra ereditariet� e atti, tra 
			moltitudine e individuo, tra irrazionalit� e razionalit�. Di tali 
			interessi rimase sedimentata in lui la convinzione che la 
			rivoluzione sociale non fosse un atto determinato nel tempo, ma 
			l�esito di un�evoluzione tale �da riempire di s� tutta un�epoca�, e 
			che il politico dovesse sempre confrontarsi con le istanze 
			collettive pi� profonde e di lungo periodo, ricavandone nella 
			distinzione tra �politica quotidiana, romana�, attenta agli 
			equilibri di governo, e �politica delle masse�, consapevole dei 
			grandi flussi storici nazionali nei quali �molto pi� � l�inconscio, 
			il subcosciente, l�inevitabile�.
			
			
			Nel 1885 conobbe a Napoli Anna Kuliscioff, con cui era stato in 
			corrispondenza l�anno precedente in occasione di una campagna 
			solidale con le vittime dello zarismo. La Kuliscioff, che divenne la 
			compagna della vita, ebbe una grande influenza sulla sua formazione 
			culturale e politica, allargandone gli interessi sul versante del 
			movimento operaio internazionale, costituendone l�interlocutrice 
			attenta e talvolta severa, e poi il filtro intelligente per le 
			relazioni personali e politiche. Si costitu� allora un vero e 
			proprio sodalizio umano e politico-culturale, straordinario per 
			intensit� e durata, particolarmente efficace nelle assenze da Milano 
			di Turati a seguito del mandato parlamentare ricoperto dal 1896.
			
			
			Segu� con partecipazione la nascita del Partito operaio, nato in 
			Lombardia in analogia con quanto avveniva in molti paesi europei, e 
			ne prese le difese nel processo a carico dei suoi dirigenti nel 
			1887. Pur rilevandone il limite nel riferimento esclusivo al lavoro 
			manuale, Turati riconobbe all�operaismo il merito di fare leva 
			sull�organizzazione autonoma - in leghe e in societ� di mestieri, 
			con finalit� mutualistiche, di resistenza e politico-culturali - di 
			quel proletariato nel cui sviluppo materiale e morale riponeva le 
			condizioni stesse del progresso della societ�. Allora acquis� una 
			diffidenza sostanziale verso tutte le forme di �riformismo 
			dall�alto� o �di Stato� nelle quali il mutamento prescindesse dalla 
			partecipazione attiva e consapevole dei lavoratori. 
			Nell�acquisizione graduale di una visione classista dei rapporti 
			sociali matur� l�adesione al socialismo inteso innanzi tutto come 
			�un fatto� connesso al �divenire sociale�, cio� �un indirizzo frutto 
			di osservazioni, di adattamenti continui all�ambiente storico�, il 
			quale si sarebbe realizzato attraverso �tutta una lenta e graduale 
			trasformazione, anzitutto dell�ossatura industriale [...], poi e 
			coerentemente, una trasformazione e un elevamento, non meno lenti e 
			graduali, del pensiero, delle abitudini, delle capacit�, delle 
			stesse masse proletarie�. Turati si convinse che alla prospettiva 
			del socialismo, in quanto �fatto intimo e fatale� della storia, 
			attribuisse un carattere di scientificit� il marxismo, conosciuto 
			nella versione tardo-engelsiana e inteso, in quanto sistema aperto e 
			suscettibile di successive integrazioni e correzioni, non in maniera 
			conflittuale o alternativa, bens� come integrazione e 
			perfezionamento dei confronti delle �nuove� scienze sociali, di 
			matrice positivista. Dal marxismo ricav� i fondamenti dell�azione 
			politica, affinando il concetto della lotta di classe e l�obiettivo 
			della conquista del potere attraverso l�organizzazione politica 
			della classe operaia, autonoma a distinta, in una prospettiva finale 
			vagamente collettivista. Negli anni �90 fu il principale attore 
			della sua volgarizzazione in Italia, non con finalit� speculative, 
			ma prevalentemente politiche volte alla definizione dell�identit� 
			del movimento socialista e soprattutto alla costruzione del Partito 
			nazionale dei lavoratori, secondo le procedure tipiche della II 
			Internazionale fondata nel 1889.
			
			
			Nel 1889 fond� la Lega socialista milanese, con l'obiettivo di 
			superare tanto l�operaismo, ormai in una situazione di stallo quanto 
			la subalternit� alla democrazia borghese. Nel 1890, insieme ad 
			Antonio Labriola, con il quale mantenne rapporti epistolari 
			difficili, invi� a nome dei gruppi socialisti italiani un messaggio 
			di saluto al congresso di Halle della socialdemocrazia tedesca. Dal 
			febbraio 1891 prese a corrispondere con Friedrich Engels, e tale 
			corrispondenza mantenne fino alla morte di questi nel 1895. 
			Nell�agosto 1891 tramite la Lega socialista indisse a Milano un 
			congresso nazionale dal quale usc� l�impegno per la costituzione del 
			Partito dei lavoratori italiani, poi varata nel 1892 al congresso di 
			Genova, con l�esclusione degli anarchici e degli operaisti 
			esclusivisti, ma con l�adesione di tutte le altre correnti 
			socialiste e operaiste. Turati comprese tra i primi la funzione 
			essenziale del partito nazionale in una societ� tendenzialmente di 
			massa, nella quale faceva il suo prepotente ingresso il proletariato 
			di fabbrica a seguito dello sviluppo del settore secondario e 
			dell�urbanesimo, si andavano sindacalizzando strati consistenti di 
			lavoratori dei campi, si �facevano popolo� gli impiegati e i 
			dipendenti pubblici dando vita a forme associative analoghe a quelle 
			degli operai, l�allargamento dell�elettorato poneva nuove esigenze 
			di mobilitazione del consenso, in generale gli interessi di 
			categoria si diversificavano e si strutturavano. E non a caso alla 
			prospettiva partitica rimase sostanzialmente sempre fedele, anche in 
			posizione talvolta defilata e minoritaria. Ne deriv� l�interesse 
			verso talune categorie di lavoratori, di cui assunse il patrocinio 
			in Parlamento e nei corpi consultivi dello Stato, come nel caso dei 
			postelegrafonici e dei ferrovieri. Al fondo, tese a identificare la 
			funzione sociale dell�operaio colto e organizzato con lo stesso 
			progresso e a riconoscere un fondamento etico al lavoro stesso.
			
			
			Per Turati il Partito socialista era nato sulla preesistente trama 
			di gruppi di matrice democratica, ma non meno in funzione alle 
			divisioni e alle debolezze di essa, palesi nella tendenza al 
			verbalismo e al formalismo, e soprattutto nella incapacit� di 
			rafforzarsi su basi di massa. E proprio dal confronto con la realt� 
			�gelatinosa�, velleitaria e perfino elitaria della democrazia 
			italiana, manifest� l�ammirazione verso la socialdemocrazia tedesca, 
			capace, a suo avviso, di coniugare pensiero e azione per disciplina 
			e proselitismo.
			
			
			Ai fini del suo disegno politico Turati si avvalse, a partire dal 15 
			gennaio 1891, della rivista �Critica sociale�, rilevata e 
			trasformata dalla precedente �Cuore e critica� di Arcangelo Ghisleri. 
			Nel panorama assai ampio delle pubblicazioni consimili, essa si 
			caratterizz� per vitalit� e durata, tanto da considerarsi fino 
			all�avvento del fascismo �il centro intellettuale� del movimento 
			socialista italiano nella versione riformista e gradualista. Turati 
			la utilizz� per recuperare l�impegno civico in un confronto 
			costruttivo con il mondo del lavoro; per tessere una fitta rete di 
			relazioni con esponenti del socialismo europeo, accreditandosi, 
			anche cos�, come leader autorevole, certamente il pi� conosciuto e 
			apprezzato all�estero; per dare respiro e risonanza all�attivit� del 
			gruppo parlamentare socialista di cui fu solerte e costante 
			ispiratore; per attuare una vera e propria �guida socialista alla 
			politica�. La rivista bimensile non solo diffondeva tempestivamente 
			un messaggio politico ripreso e dilatato dalla stampa locale, ma era 
			centro di un�intensa attivit� editoriale, raccogliendo in opuscolo 
			gli articoli pi� significativi o i discorsi parlamentari, svolgendo 
			opera di distribuzione anche di saggi non propri, in particolare con 
			la �Biblioteca di propaganda�, che nel 1894 contava gi� 
			ottantaquattro titoli. La rivista trascur� volutamente la tematica 
			pi� propriamente scientifica e filosofica, e si indirizz� verso la 
			cultura che �pi� si accostas�se alla vita e all�esperienza comune�, 
			cio� si rivolse alla �media della gente colta� piuttosto che a 
			ristretti cenacoli di specialisti e di intellettuali. Nel perseguire 
			tale obiettivo riallacciandosi al �pensiero nazionale� laico e 
			liberale filtrato per �le vie nuove� del positivismo e attraverso la 
			lettura marxista, Turati pose il problema, allora centrale, 
			dell�accesso democratico alla scienza e alla cultura e 
			dell�accostamento di queste alle �grandi correnti della vita 
			popolare� il cui centro unificante e vivificatore vide �nella 
			immensa folla proletaria�. In ci� mantenne un impegno costante, pur 
			passando dall�iniziale prevalente obiettivo della volgarizzazione 
			del marxismo a quello successivo della socializzazione della cultura 
			elementare e tecnico-scientifica, e del patrimonio storico-artistico 
			nazionale, anche mediante l�iniziativa della diffusione del libro 
			attraverso il circuito delle biblioteche popolari. Nell�attribuire 
			un ruolo importante all�intellettuale nel mutamento della societ�, 
			Turati si adoper� per rompere la tradizionale osmosi risorgimentale 
			tra la ristretta e omogenea classe dirigente, il vertice degli 
			apparati burocratici e il mondo accademico, e per superare al tempo 
			stesso la figura dell�intellettuale giacobino.
			
			
			Una volta risolto il problema prioritario della costituzione e 
			dell�insediamento del partito nell�autonomia e nella distinzione, 
			Turati rifugg� ben presto da posizioni di isolamento intransigente e 
			dogmatico, che gli sembrarono condannare all�impotenza, ricacciando 
			le forze di democrazia borghese su posizioni conservatrici o dando 
			pretesto a quelle pi� reazionarie per atti illiberali. Secondo una 
			prassi ammessa e teorizzata dalla socialdemocrazia europea per i 
			paesi pi� arretrati, respinse la tesi della borghesia come unica 
			massa reazionaria e ricerc� costante- mente un dialogo con quella 
			parte che consider� �vera e propria; giovane intraprendente, 
			moderna�, perch� pur curando il proprio interesse, anzi per 
			attendervi meglio, avrebbe riconosciuto i diritti di tutte �le 
			classi operose�, ivi compresi quelli del proletariato contrastando 
			�il superstite medioevo economico e morale, delle vecchie baronie�, 
			cio� dei ceti agrari e della grande propriet� assenteista del 
			Mezzogiorno, degli ambienti aristocratici e militaristi. Richiamando 
			l�attenzione sull�antagonismo della rendita fondiaria non solo verso 
			il salario, ma anche nei confronti del profitto, di fatto la indic� 
			a nemico prioritario e irriducibile.
			
			
			L�impegno di Turati, per lo pi� in minoranza, perch� il partito 
			superasse il �semplicismo� della posizione ufficiale di assoluta 
			chiusura con le forze affini e di sconfessione dei moti che non si 
			proponessero il trionfo immediato degli ideali socialisti, si defin� 
			in occasione delle convulsioni autoritarie della classe dirigente 
			negli anni �90. Di fronte alle misure repressive assunte dal governo 
			crispino il 3 gennaio 1894 contro i fasci siciliani, ai quali 
			riconobbe almeno l�anima se non la forma della lotta di classe, 
			Turati utilizz� la corrispondenza con Engels sui tempi e sulle 
			modalit� della ibrida �rivoluzione italiana� nel richiamo al 
			Manifesto (�il Vangelo del socialismo moderno�) per accreditare la 
			tattica transigente e l�ipotesi che nelle condizioni arretrate 
			dell�Italia l�appoggio dei socialisti ad un eventuale moto 
			rivoluzionario dovesse avere almeno un obiettivo concreto: la difesa 
			della libert�, considerata un valore in s�, premessa di qualsiasi 
			programma, anzi condizione stessa del confronto politico. In questo 
			ambito, anche per contrastare la legge sul domicilio coatto e le 
			disposizioni di Crispi contro il partito, nell�ottobre 1894 fond� 
			insieme a repubblicani e radicali la Lega per la difesa della 
			libert�. Qualche anno pi� tardi, il 9 maggio 1898, in occasione 
			dello stato d�assedio proclamato a Milano a seguito dei moti per il 
			pane e contro il carovita Turati fu arrestato e privato 
			dell�immunit� parlamentare, e il Io agosto venne condannato a dodici 
			anni di prigione dal tribunale militare. In carcere Turati rest� 
			quattordici mesi, beneficiando dell�indulto nel giugno 1899. Da tale 
			dura prova, aggravata dal ritorno della nevrosi di giovent� e dalle 
			preoccupazioni per la salute della Kuliscioff, anch�essa arrestata e 
			condannata, Turati usc� definitivamente confermato nella convinzione 
			dell�indissolubilit� della lotta per la democrazia da quella per il 
			socialismo, nonch� della necessit� di una partecipazione pi� intensa 
			e matura alla vita pubblica. Sulle colonne di �Critica sociale� 
			aveva gi� sollecitato la discussione per �un programma pratico�: fin 
			dal 1892 a favore dei contadini prendendo occasione dalle polemiche 
			sul rapporto tra socialismo e popolazione; poi sull�interventismo 
			statale e sul liberismo, nei confronti del quale si dichiar� �di 
			regola� favorevole, e comunque sempre ai fini dell�abolizione dei 
			dazi sul grano, ma con l�ammissibilit� di eccezioni nel settore 
			industriale e militare; infine su obiettivi di democratizzazione e 
			di ammodernamento della societ� che costituirono la piattaforma 
			rivendicativa �minima� prospettata ai congressi nazionale del 
			partito dal 1893 al 1897, e infine definitivamente varata al 
			congresso di Roma del 1900.
			
			
			Nel dibattito sul revisionismo Turati assunse una posizione 
			apparentemente defilata, attento a non compromettere le relazioni 
			personali e politiche costruite negli anni precedenti nell�ambito 
			del socialismo internazionale, dove ufficialmente prevalse la linea 
			ortodossa, e soprattutto per non offrire argomenti ai suoi nemici 
			interni, a cominciare da Enrico Ferri, leader della corrente 
			intransigente rivoluzionaria, che dal 1901 condusse contro di lui 
			un�acre polemica. Present� tuttavia la Bernstein-Debatte come �la 
			benefica scossa recata nel seno del socialismo teorico e pratico� 
			nella rinuncia al dogmatismo e per la valorizzazione data del 
			�nuovo� rappresentato dalla impetuosa crescita del movimento 
			sindacale e associativo. Non segu� Bernstein nella considerazione 
			della �moltitudine di gradazioni intermedie� e della �scarsa 
			omogeneit� della classe operaia� per accreditare l�alleanza 
			strategica con le forze di democrazia borghese; ma ancor pi� 
			respinse la prospettiva del rifugio della classe operaia nella 
			�integrit� del suo isolamento�, attribuita a Kautsky. Si riconobbe 
			piuttosto nella posizione di Jaur�s, definita �riformista� o 
			�dell�azione�, e torn� ad auspicare il superamento delle discussioni 
			astratte e oziose sull��ora del paradiso� per lavorare invece 
			�sempre, ogni ora, ogni minuto, all�aumento del socialismo� (�vivere 
			sempre in stato di grazia socialista�). Di Jaur�s condivise la tesi 
			che i partiti socialisti, nati da �un forte contrasto� per 
			diffondere la coscienza dei nuovi bisogni, si adattassero 
			gradualmente alle pieghe della societ�, passando 
			dall�internazionalismo alla nazionalizzazione, dal catastrofismo 
			allo �sviluppo di germi nel passato gi� contenuti�, assumendo le 
			caratteristiche infine di �partiti governanti� (e poi, semmai, �di 
			governo�). L�orientamento antidogmatico e antiretorico indussero 
			Turati ad assumere dopo il 1903-4 un atteggiamento critico verso 
			l�Internazionale socialista, che defin� �un Sinai internazionale da 
			cui si proclamavano generalit� vacue e sonore�, impegnato nelle 
			dispute sulla definizione del socialismo pi� che a operare in quanto 
			�vivo parlamento mondiale dei lavoratori�. Egli indic� di contro �il 
			terreno delle singole nazioni [...] in nesso alla realt� vivente e 
			multiforme, limitata nello spazio e nel tempo�, come l�unico che 
			consentisse di svolgere l��opera positiva�, cio� di accumulare 
			�larga massa di esperienze� e di risultati partendo dai quali fosse 
			possibile �fare rifiorire� la stessa Internazionale, finalmente �in 
			carne ed ossa�.
			
			
			Turati, che aveva preso parte ai congressi socialisti internazionali 
			di Bruxelles e di Zurigo nel 1891 e 1893, e che fece parte del 
			Bureau dell�Internazionale dalla sua costituzione nel 1900 fino al 
			1908, and� progressivamente disertando le riunioni dei socialisti 
			europei, polemizzando ora apertamente contro la socialdemocrazia 
			tedesca, accusata di �impotenza� politica, ma prendendo pure le 
			distanze tanto da Bernstein quanto da Millerand e dallo stesso 
			Jaur�s, i quali tutti, a suo avviso, avevano mancato nell�obiettivo 
			di condurre a fondo il rinnovamento programmatico e il radicamento 
			nazionale del socialismo riformista non evitando il rischio 
			dell�isolamento e dei compromessi, e non riuscendo a portare con s� 
			la gran parte delle organizzazioni dei lavoratori. I tempi di tali 
			polemiche erano dettati anche dall�evolversi della cosiddetta lotta 
			di tendenza all�interno del socialismo italiano, dove Turati, leader 
			riconosciuto della corrente riformista e gradualista, si confront� 
			prima contro la coalizione intransigente rivoluzionaria di Enrico 
			Ferri, Costantino Lazzari e Arturo Labriola, eterogenea ma 
			risultante temporaneamente vittoriosa al congresso di Bologna del 
			1904, la quale godeva delle simpatie degli ambienti 
			dell�Internazionale, a cominciare da Kautsky; poi si impegn� nella 
			dura lotta ai sindacalisti rivoluzionari, risoltasi positivamente 
			con la fondazione della Confederazione generale del lavoro nel 1906 
			e il loro abbandono del partito; infine nei confronti degli 
			integralisti di Oddino Morgari. Uno dei motivi centrali della lotta 
			di tendenza in Italia fu la diversa valutazione della natura della 
			svolta liberale che, in coincidenza con una fase di alta congiuntura 
			economica e di sviluppo industriale, agli inizi del secolo si 
			concretizz� nella formazione del governo Zanardelli-Giolitti, al 
			quale guard� con favore. Con Giovanni Giolitti, dominatore della 
			scena parlamentare fino al 1914, Turati non ricerc� mai un�alleanza 
			stabile e vincolante quanto la convergenza su alcuni obiettivi 
			essenziali: la lotta alla rendita; il superamento dei conati 
			autoritari con la riaffermata neutralit� dello Stato nei conflitti 
			di lavoro e in generale l�interpretazione liberale dello Statuto 
			albertino in cambio dell�accantonamento della questione monarchica, 
			nonch� il progressivo ma decisivo allargamento del consenso 
			popolare; il sostegno alla organizzazione degli interessi, che sul 
			versante del mondo del lavoro avrebbe significato la piena e 
			definitiva legittimazione della rappresentanza politica e sindacale; 
			la introduzione di un�avanzata legislazione di tutela del lavoro e 
			l�avvio di quello che si sarebbe chiamato lo Stato sociale, 
			chiamandone alla definizione le rappresentanze dei lavoratori e dei 
			datori di lavoro in appositi organi consultivi dello Stato; la 
			politica estera di raccoglimento o del piede di casa. Nell�ambito di 
			tali premesse il socialismo riformista di Turati contribu� in 
			maniera decisiva a fissare alcuni dei caratteri fondamentali e a 
			radicare nel territorio le istituzioni della si�nistra italiana: 
			dalla rete associativa e cooperativa, alle strutture sindacali 
			territoriali e verticali nell�ambito della Confederazione generale 
			del lavoro, alle amministrazioni locali rosse.
			
			
			Agli inizi del secolo Turati aveva definitivamente acquisito il 
			concetto che il riformismo dovesse fissare i risultati e le 
			conquiste in istituzioni legali. Abbandonata la tesi dello Stato 
			come comitato di affari della borghesia, si era fatto sostenitore 
			della democratizzazione e dell�ammodernamento di esso attraverso la 
			rivalutazione dell�istituto parlamentare, che ben presto elesse a 
			sede privilegiata del confronto politico, e per la quale reclam� il 
			suffragio universale, lo scrutinio di lista, l�introduzione della 
			proporzionale e l�indennit� dei deputati. Sostenne la 
			riorganizzazione dello Stato, reso permeabile alla partecipazione 
			dei lavoratori nei corpi consultivi, sulla base della rivendicata 
			autonomia dell�ente locale, definito �la patria pi� vera� e la 
			cellula fondamentale della societ� in grado di soddisfare i bisogni 
			essenziali dell�individuo e della collettivit�, fino a porsi, 
			insieme alla societ� cooperativa, come fattore di orientamento e di 
			razionalizzazione del mercato. Gli attribu� finalit� sociali, con 
			l�erogazione di servizi assicurativi e forme varie di intervento, 
			specialmente sul mercato del lavoro. Non mise mai in discussione la 
			meta finale della collettivizzazione, ma la ridusse sempre pi� a 
			tendenza al rafforzamento dell�area pubblica rispetto a quella 
			privata nella presunzione della prevalenza dell�interesse collettivo 
			su quello individuale. Manifest� sempre disagio sulle questioni 
			monetarie e finanziarie, ma riusc� a fare di �Critica sociale� il 
			punto di riferimento per una nuova leva di imprenditori e 
			amministratori pubblici impegnati nella ricerca di nuove forme di 
			attivit� economica non regolate dal puro profitto capitalistico, pur 
			operanti in regime di mercato.
			
			
			Il riformismo sociale di Turati si scontr� innanzi tutto con i 
			limiti dello sviluppo e dell�industrializzazione di un paese 
			�secondo arrivato� con vaste aree di arretratezza, ci� che fin� per 
			accentuare e per rendere pi� palesi tradizionali squilibri, come tra 
			Nord e Sud, e per favorire imponenti fenomeni di mobilit� sociale 
			per l�allargamento del mercato nazionale e internazionale. Nel breve 
			periodo soffr� dell�inversione della congiuntura economica nel 1907, 
			che ebbe pesanti riflessi sul mercato del lavoro e sul costo della 
			vita, e pose l�esigenza di una ristrutturazione dell�apparato 
			produttivo, non sempre avvertita, in merito alla quale emerse un 
			ceto imprenditoriale pi� interessato a pervenire ad una diversa 
			gerarchia sociale che a mantenere relazioni industriali fondate sul 
			confronto paritario tra interessi organizzati, tanto pi� che ad esso 
			si accostarono i ceti agrari che mai avevano smesso la sorda 
			ostilit� contro l�ascesa del socialismo nelle campagne, nonch� parte 
			del ceto medio alla ricerca di una propria identit�. Finirono per 
			assumere carattere prevalentemente difensivo l�obiettivo della 
			socializzazione del sapere, elementare e scientifico, e la 
			sostanziale conferma della lettura tradizionale del �socialismo 
			scientifico� che la �Critica sociale� oppose al dinamismo aggressivo 
			delle correnti culturali antigiolittiane, per lo pi� 
			antidemocratiche e antiparlamentari, di destra e di sinistra, di 
			matrice antipositivistica, interpreti del culto della violenza e 
			della ribellione, dell�idealismo e del volontarismo. Sul piano 
			politico il socialismo riformista fu causa e prodotto insieme, tra i 
			pi� rilevanti, dell�allargamento della cittadinanza, nel passaggio 
			dal liberalismo risorgimentale elitario alla democrazia parlamentare 
			e di massa, scontandone tutte le difficolt� poi esasperate dalla 
			guerra e dalla crisi del dopoguerra. La convergenza con la politica 
			giolittiana fu messa a dura prova dai limiti riformistici della 
			�svolta liberale�, gi� dal 1903-1904, di cui furono sintomi 
			eloquenti la discussa gestione dell�ordine pubblico e 
			l�impaludamento dell�azione parlamentare. La prospettiva della 
			graduale integrazione politica e sociale delle masse nello Stato 
			liberale fu resa pi� ardua dalla sopravvivenza di aree diffuse di 
			sovversivismo all�interno del movimento operaio italiano, 
			specialmente in periferia, e, non meno, dal prevalere nel partito 
			della corrente intransigente rivoluzionaria nel 1912 e pi� tardi di 
			quella massimalista. Punto decisivo della divaricazione con le 
			classi dirigenti liberali, nonch� con parte della intellettualit� e 
			dei ceti medi, fu il venir meno della politica estera del piede di 
			casa.
			
			
			Turati, pur non indulgendo mai alla �propaganda della pace fatta 
			arcadicamente�, considerava il confronto pacifico la condizione per 
			l�avanzata del socialismo, e poneva il riformismo sociale in 
			alternativa tanto alla �politica della disperazione� e della 
			violenza di cui scorse una riproposizione nel mussolinismo nel 
			1912-14, quanto al militarismo, anche nella versione irredentistica. 
			Semmai pass� dalla ricerca di amichevoli relazioni tra i partiti 
			socialisti come base per il mantenimento dell�equilibrio europeo, al 
			convincimento della necessit� di pervenire ad un nuovo ordine 
			internazionale retto da una rete di scambi commerciali in una 
			cornice liberista e di relazioni culturali, nonch�, all�indomani del 
			conflitto mondiale, di riconosciute autonomie nazionali ricondotte 
			entro �una cooperativa delle genti� e in una prospettiva di graduale 
			disarmo, garantite dalla Lega delle nazioni e infine dagli Stati 
			uniti d�Europa e d�America. Ritenne dunque che la guerra libica 
			inducesse il movimento socialista italiano a �tornare al paese� in 
			una intransigente opposizione politico-parlamentare. Fece tenace 
			propaganda perch� l�Italia si tenesse fuori dal �grande massacro� 
			nel 1914-15; poi, fallito tale obiettivo, tenne ferma la divisione 
			delle responsabilit� nei confronti delle classi dirigenti e degli 
			interventisti, senza tuttavia rinunciare ad un�intensa opera di 
			�croce rossa� a favore delle popolazioni, la cui evidente 
			contropartita fu la richiesta di garanzie contro l�ipotesi di una 
			svolta antidemocratica all�interno ai sensi della legislazione 
			straordinaria limitativa delle libert� individuali e di gruppo. 
			Nell�arduo sforzo di �guardare alle idee comuni superiori alle 
			contingenze� cerc� di salvare il futuro operando intanto per una 
			soluzione politico-diplomatica del conflitto, senza vincitori e 
			senza annessioni, specialmente alla fine del 1916. Per il 
			conseguimento della �pace con giustizia� ritenne poco probabili i 
			convegni socialisti del tipo di Kienthal e di Zimmerwald, iniziative 
			attribuite a gruppi minoritari e non particolarmente 
			rappresentativi, e in ogni circostanza, anche in netta minoranza, si 
			adoper� perch� almeno fossero inseriti in un contesto 
			istituzionalizzato - di partito, sindacato o, meglio, gruppo 
			parlamentare - e perch� pure formalmente non si configurassero 
			preclusivi nei confronti di una parte. In previsione delle 
			trattative per la pace nell�ottobre 1918 ispir� la mozione del 
			gruppo parlamentare socialista con cui si reclamavano il rispetto 
			del diritto all�autodecisione e �la convocazione di popoli e di 
			stati� nessuno escluso, il disarmo e il riconoscimento dei �diritti 
			sovrani del lavoro, unica forza ricostruttrice�. Trov� debole 
			l�azione dei socialisti italiani e europei nel merito dei lavori 
			della Conferenza di pace, di cui denunci� poi la �mostruosit� e il 
			fallimento per la clausola dei �popoli vinti�; e si appell� ai 
			partiti socialisti europei per un�iniziativa volta alla sua radicale 
			revisione. In Turati rimase sempre viva la convinzione del trauma 
			profondo prodotto dalla guerra sulla societ� europea e italiana in 
			particolare, fino a individuare in essa la motivazione essenziale 
			del crollo dello Stato liberale e dell�avvento del fascismo. Non a 
			caso alla cessazione del �clima di guerra� leg� la possibilit� della 
			ripresa del riformismo all�interno del movimento operaio italiano 
			con la fiducia che esso sarebbe risultato vincitore nel lungo 
			periodo.
			
			
			All�indomani del conflitto mondiale rinnov� i contatti con i partiti 
			socialisti europei per la ricostituzione dell�Internazionale e 
			comunque per la creazione di un fronte comune alternativo al 
			bolscevismo. Richiamandosi al consueto schema evolutivo e 
			contrapponendo Marx a Lenin condann� fin dall�inizio la Rivoluzione 
			d�ottobre, e giu�dic� la posizione dei comunisti e dei massimalisti 
			italiani �strumento passivo� dell�Internazionale moscovita, a suo 
			avviso a servizio �della politica di un solo Stato�. Turati correl� 
			la ripresa di tali rapporti con l�esigenza dell�aggiornamento dei 
			programmi del socialismo europeo e italiano, che nella fase della 
			ricostruzione si trov� a confrontarsi con la rivoluzione bolscevica 
			e l�opportunit� di partecipazione al potere in regime borghese. Dopo 
			il successo socialista nelle elezioni politiche del 1919 accentu� la 
			tendenza della �Critica sociale� a farsi portavoce della �funzione 
			parlamentare� del partito, che ritenne essenziale per le sorti non 
			solo del socialismo italiano, ma financo delle istituzioni liberali. 
			Agli inizi del 1920, in collaborazione con Angelo Omodeo, Benvenuto 
			Griziotti e Vittorio Osimo, cerc� di delineare un programma d�azione 
			�serio e concreto� che consentisse di superare la crisi interna di 
			partito ponendo fine all�impotenza del massimalismo �spaccone e 
			inconcludente�, e non meno di invertire la tendenza �al precipitare 
			dello sfacelo� per l�impossibilit� a governare�. Turati faceva 
			affidamento sull�evoluzione in senso �laburista� del governo Nitti. 
			Tra la fine di febbraio e i primi di marzo 1920 Turati si impegn� in 
			defatiganti contatti per definire �il programma d�azione�, ma con 
			risultati parziali, tanto pi� che da tempo la sua persona - come il 
			riformismo - era oggetto di una durissima polemica interna di 
			partito, e le dimissioni di Nitti sembrarono fare mancare 
			l�interlocutore politico. Di ci� rest� traccia nel discorso 
			parlamentare noto con il titolo Rifare l'Italia, pronunciato nel 
			giugno 1920 in occasione della presentazione del quinto ministero 
			Giolitti, e di auspicio per il rilancio dell�intervento pubblico a 
			fini produttivi con la partecipazione delle organizzazioni del 
			proletariato in una rinnovata collaborazione con i �ceti operosi�. 
			Si risolse infine, specialmente dopo la caduta del primo governo 
			Facta nel giugno 1922, a sollecitare il gruppo parlamentare a 
			sostenere un ministero che �ripristinasse la legge e la libert�, 
			proposta che dette pretesto a nuove polemiche interne, per niente 
			ricomposte dopo la scissione del Partito comunista d�Italia nel 
			gennaio 1921, tanto che nell�ottobre 1922 si pervenne ad una nuova 
			scissione, quella dei riformisti che dettero vita al Partito 
			socialista unitario. Di questo fu eletto segretario Giacomo 
			Matteotti, ma Turati ne rest� il leader pi� autorevole.
			
			
			Turati fu un irriducibile avversario del fascismo, di cui per� 
			sottovalut� la forte accelerazione sulla crisi 
			politico-istituzionale. N� trascur� alcuna occasione per opporsi, 
			senza tentennamenti, al governo Mussolini, ma risult� in ci� 
			indebolito dai vasti sostegni ad esso accordati anche dai potenziali 
			interlocutori, specialmente nelle file liberali e democratiche. 
			Rilanci� ancora l�esigenza della revisione politico-programmatica 
			del socialismo italiano, legandola alla lotta al fascismo, la quale 
			ne condizion� temi e tempi, in merito al rapporto tra socialismo e 
			libert� tra politica ed etica, tra educazione e azione. Anche per 
			questa via avvi� una riflessione autocritica, ma non �autodemolitoria�, 
			al tempo stesso personale e generazionale, specialmente sul punto 
			della eventuale partecipazione agli ultimi governi liberali. 
			Rispetto alla fase costituente degli anni '90, a Turati manc� la 
			possibilit� di un immediato riscontro politico, tanto pi� che la 
			svolta totalitaria del regime mise fine a tale esperienza che 
			altrove si conduceva con partiti socialisti al governo o in procinto 
			di giungervi. In misura proporzionale all�entit� della sconfitta 
			cerc� all�estero, sul piano diplomatico e nella solidariet� dei 
			partiti operai europei, la possibilit� di uscire dall�isolamento, 
			tanto che riprese, in et� avanzata, a partecipare alle iniziative e 
			ai convegni internazionali. Nutr� la speranza che dalla vittoria 
			liberal-laburista in Inghilterra e dalla conseguente formazione del 
			governo MacDonald nel gennaio 1924 derivassero positive 
			ripercussioni in Europa, ma si ricredette ben presto, dopo la visita 
			dei reali italiani a Londra.