Gaetano Arf� e
la Fondazione di studi storici �Filippo Turati�
Mi � difficile parlare di Gaetano Arf� prescindendo dalle relazioni
di amicizia e di consuetudine, vissute in modo costante e talvolta
assiduo, per oltre trent�anni. Gaetano portava in tutto ci� che
faceva una nota di calorosa disponibilit� verso gli altri, di
umanit� cordiale e consapevole, vorrei dire tipicamente meridionale
(era nato a Somma Vesuviana, e a Napoli e alla Campania rimase
sempre profondamente legato). In quanto diceva e scriveva era sempre
una testimonianza di vita, che poggiava che su una salda cultura e
che si era consolidata umanamente nell�esperienza della militanza
politica. Non ne ricordo atteggiamenti di arroganza, ancorch�
involontari, mentre mi � ben presente una sua rara capacit� di
mettere sempre a suo agio l�interlocutore, qualunque esso fosse. Non
era un caso che nei sintetici profili biografici dei personaggi
politici, che con rara maestria ebbe occasione di commemorare a
diverso livello, egli inserisse sempre una qualche pennellata sul
carattere e sulle abitudini. Una recente raccolta antologica curata
da una sua allieva, Donatella Cherubini, ne offre un�ampia
testimonianza (G. Arf�, I socialisti del mio secolo, Lacaita
Manduria 2002). Era questo, decisamente, un tratto non comune.
Con una salda formazione storico-archivistica Arf� scopr� presto la
vocazione dell�impegno politico nelle file socialiste, non
dismettendo tuttavia mai del tutto il mestiere dello storico, il cui
apprendistato aveva compiuto all�Istituto italiano di studi storici,
e la professione di docente universitario, svolta fino al
pensionamento. Il suo approccio storiografico era di tipo
etico-politico, orientato allo studio della cultura e dei movimenti
politici, segnatamente di quelli socialisti, aperto al libero
confronto, senza indulgere a compiacimenti o a versioni di comodo, e
tantomeno a settarismi, sia per indole e onest� intellettuale, sia
per il saldo retroterra dalla pratica archivistica che richiamava
sempre al rispetto del documento. Scritti in modo esemplarmente
chiaro, con un�impostazione di alta divulgazione ma dove era
presente un saldo impianto interpretativo, alcuni tra i suoi
contributi, a cominciare dalla Storia del socialismo italiano per i
tipi Einaudi nel 1965, occuparono ben presto il posto riservato ai
�classici� della storiografia politica.
In Arf� non c�era alcun compiacimento erudito, ma piuttosto intento
di formazione e di educazione, cio� la ricerca di una platea il pi�
possibile ampia dei propri destinatari. Lo stile narrativo era
piacevole e improntato a grande chiarezza, sempre rivolto
all�essenziale preferiva rifuggire da corredi superflui, ma non
trascurava di cogliere le sfaccettature di eventi e caratteri,
questi ultimi anche sul piano psicologico. L�esperienza
giornalistica alla condirezione di �Mondoperaio� e poi alla
direzione dell��Avanti� certamente affin� tale impianto. Con
l�ambizione di proiettarne gli effetti sul piano politico.
Nel sempre difficile equilibrio tra autonomia della sfera culturale
e dominio della politica, Arf� si impegn� a trasferire gli esiti di
quella in questa, dandole spessore critico e respiro, nobilitandola
nelle forme e nel linguaggio, cercando di affinarla nelle
prospettive. In questa veste, divent� �lo storico del socialismo�,
universalmente apprezzato e ricercato come tale. Nella direzione del
Partito socialista fu a fianco dei leader, in particolare di De
Martino e Nenni, specialmente nella lunga direzione del quotidiano,
e poi come influente deputato di Parma. Divent� insomma membro
autorevole del gruppo dirigente del Partito, in virt� non di
clientele, ma della sua personale autorevolezza e autonomia
culturale.
Fu su questo versante che nel 1975 incontrai Arf�, da me conosciuto
in precedenza come storico per i miei primi studi sul socialismo
italiano e europeo. L�occasione fu data dalla costituzione
dell�Istituto socialista di studi storici (non di studi socialisti).
L�iniziativa era partita da un gruppo di autorevoli storici e
accademici dell�et� moderna e contemporanea, tra i quali Giorgio
Spini, Arduino Agnelli, Sergio Anselmi, Brunello Vigezzi, Piero Del
Negro, Furio Diaz, Giuseppe Giarrizzo, Franco Gaeta, Gaetano Cingari,
Angelo Ventura, Ennio Di Nolfo, Brunello Vigezzi, Enrico Decleva,
Luciano Cafagna, Carlo Vallari, Salvo Mastellone, Carlo Francovich,
Simona Colarizi, Alceo Riosa, Piero Del Negro, Giovanni Cherubini,
Elio Apih Fabio Grassi Orsini, Elvira Gencarelli, a cui si
aggiunsero ben presto Leo Valiani, Valerio Castronovo, Sergio
Berselli, Pier Carlo Masini, Francesco Margotta Broglio, Giovanni
Sabbatucci, Roberto Chiarini, e da una non meno nutrita schiera di
giovani studiosi, con appena qualche anno meno della maggior parte
dei sopra citati, come il sottoscritto, Stefano Caretti, Maurizio
Punzo, Santi Fedele, Gianbiagio Furiozzi, Zeffiro Ciuffoletti e
tanti altri. Complessivamente si arriv�, senza alcuno sforzo, a poco
meno di un centinaio di adesioni, provenienti da tutte le Universit�
o gli istituti di ricerca d�Italia. L�iniziativa corrispondeva ad
un�esigenza diffusa. I partecipanti condividevano la percezione
delle grandi difficolt� in cui si dibatteva il paese sul piano
politico-istituzionale, economico e sociale sul piano della
governabilit�, sotto l�emergenza energetica, a fonte dell�attacco
terroristico. Parve insomma che, per parte loro e nei rigorosi
limiti del mestiere dello storico, si potesse e si dovesse
contribuire ad una ripresa culturale, su basi rigorosamente
storiche, in piena autonomia e senza settarismo alcuno, che
contribuisse a fare uscire il paese dalla stretta in cui si trovava.
Forse fu un atteggiamento non privo di ingenuit� accademica, ma
certamente fu generoso e significativo per l�impegno civico
sottostante.
In tale contesto, i pi� ritenevano che ai fini di una cultura della
responsabilit� e della governabilit� non si potesse prescindere
dalla riflessione sull�esperienza della compente storica socialista
e democratica nella storia dell�Italia unita e pi� in generale nella
societ� contemporanea avanzata, per la sua tradizione riformatrice,
e perfino per una sua attualit� se non in Italia certamente in
Europa. La creazione di un istituto di ricerca, che avesse a
fondamento il libero confronto, potesse essere una prima risposta in
termini propositivi. Per questo l�Istituto che effettivamente fu
fondato nel 1976 (ma formalmente l�atto costitutivo fu dell�anno
seguente) si chiam� �socialista�, proclamando senza equivoci una sua
sia pure molto generale scelta di campo (ma non di partito),
piuttosto che �di studi socialisti�, concetto che ai pi� parve
troppo ambiguo e perfino limitante.
Di tale iniziativa, come ben possiamo capire dalle note
introduttive, fu sostenitore e tra i principali protagonisti proprio
Arf�. Al suo personale intervento non poco fu dovuto il fatto che la
prima riunione degli storici fosse convocata nella sala della
direzione del Partito socialista in Via del Corso, alla presenza
discreta di Francesco De Martino. Fu la prima e l�ultima presenza in
quei locali, perch�, presa la decisione di costituire l�Istituto, fu
immediatamente assunta anche l�altra di porne la sede a Firenze, per
ribadirne la lontananza dal palazzo e in ogni caso la totale
autonomia. Giorgio Spini ne fu eletto presidente e io segretario, e
insieme a Angelo Ventura il nucleo dirigente, accompagnato e
sostenuto da un comitato direttivo formato, oltre ai suddetti, dallo
stesso Arf�, Cingari, Giarrizzo, Vallauri, Gaeta, Gencarelli,
Berselli, Riosa, Diaz, Di Nolfo, Cafagna, Castronovo, Caretti, e poi
Chiarini, Ciuffoletti, Colarizi, Grassi Orsini, Lacaita, Sabbatucci.
Inizialmente l�Istituto trov� ospitalit� presso il Circolo �Fratelli
Rosselli� di Firenze, e infine si insedi� nei locali in Via Ricasoli
49, precedentemente occupati dall�archivio dell�Ente Regione
Toscana. Con Arf� ci fu il primo finanziamento di 300000 lire, e con
tali modesti mezzi l�Istituto decoll�.
Nel decennio successivo le iniziative dell�Istituto si definirono
intorno ad alcuni progetti di ricerca e in iniziative convegnistiche
sulle grandi svolte della storia contemporanea con taglio
comparativo e notevole respiro internazionale, come Rivoluzione e
reazione in Europa, 1917-1924 a Perugia nel 1978; La sinistra
europea nel secondo dopoguerra, 1943-1949, a Firenze nel 1980;
Sindacato e classe operaia nell�et� della Seconda Internazionale, a
Torino nel 1981; Filippo Turati e il socialismo europeo, a Milano
nel 1982; Associazionismo e case del popolo in Europa dalla fine
dell�800 alla seconda guerra mondiale, a Siena nel 1983; Le sinistre
e il governo locale in Europa dalla fine dell�800 alla seconda
guerra mondiale, a Trieste nel 1983; Le imprese cooperative in
Europa, Dalla fine dell�800 alla seconda guerra mondiale, a Genova
nel 1985; Il movimento cooperativo nella storia d�Europa, 1886-1986,
a Firenze nel 1886; a Preludi di socialismo nel XVII secolo, a
Messina nel 1987; a La �Gloriosa� Rivoluzione inglese del 1688, a
Firenze nel 1988. A questo indirizzo centrale si accompagnava anche
la rivisitazione della storia del socialismo italiano, dal convegno
su Trent�anni di politica socialista, 1946-1976, a Parma nel 1977 a
quello su Prampolini e il socialismo riformista a Reggio Emilia nel
1978, due eventi notevoli nel panorama degli studi di allora.
Specialmente in questi ultimi l�apporto di Arf� fu essenziale nella
rivalutazione critica di una tradizione culturale e politica, quella
socialista, che poneva a fondamento della crescita democratica e
della modernizzazione del Paese. Era portato a rivalutare la
componente riformista di Turati, di Matteotti e di Modigliani,
quando non era facile farlo in ambito accademico, ma non per questo
era meno sensibile ad altre e diverse correnti: da Salvemini a Carlo
Rosselli e Giustizia e Libert�, a Gianni Bosio. Con ci� intendeva
trasmettere un messaggio di ottimismo per il presente e il futuro
del Paese se e quando fosse riuscito a raccogliere intorno ad un
progetto riformatore le sue migliori risorse. Ma anche in ci�
mantenne sempre un�attitudine aperta, mai preclusiva, di costante
ripensamento della sinistra in Italia e in Europa, portando una
curiosit� mai sopita (innanzitutto da uomo di cultura) per tutte le
iniziative associative e culturali che a sinistra sorgessero. Alla
simpatia, spesso faceva seguire l�adesione, di stimolo e di
sostegno. Per cos� dire, era e sempre rimase un socialista che aveva
la presunzione di mettere cultura e impegno a beneficio della
sinistra italiana ed europea, prima ancora che di un partito. Al
riguardo, la sua ultima vicenda politico-parlamentare, ora fuori del
�suo� antico Partito, sarebbe stata significativa.
L�Istituto socialista di studi storici and� dotandosi di un
patrimonio documentario e archivistico e librario di enorme
interesse, in virt� sia di acquisizioni sia di donazioni, per le
quali il vivo interessamento di Arf� fu in molti casi decisivo. Fu
Arf� agli inizi del 1976 a ottenere da Nenni un appello per la
costituzione, presso l�Istituto, dell�Archivio del socialismo
italiano, il che in effetti avvenne, ma n� lui n� io riuscimmo ad
acquisire le Carte di Nenni, nonostante le reiterate dichiarazioni
ci� promettenti. Quando anche allo scopo di tutelare e potenziare il
patrimonio archivistico e librario, di connotare sempre pi� la
struttura a servizio della comunit� sviluppando i servizi all�utenza
con l�auspicata sinergia delle istituzioni pubbliche, e di
consolidare l�attivit� di ricerca intorno a grandi progetti, nel
1985 fu deciso di creare una fondazione, la Fondazione di studi
storici �Filippo Turati�, separandola dall�Istituto, destinato a
conservare la propria natura associativa, Arf� sostenne con
entusiasmo l�ambizioso progetto. A segnalare l�alto profilo del
nuovo ente, fu chiamato alla presidenza Sandro Pertini, che da poco
aveva compiuto il settennato (fu l�unica carica che accett�), e alla
sua scomparsa successe Giuliano Vassalli.
Fu quella una decisione impegnativa, ma lungimirante: oggi la
Fondazione vanta una biblioteca specializzata di circa 90000 unit�,
un archivio imponente posto sotto la sorveglianza statale e
un�attivit� editoriale con oltre 130 titoli nelle tre collane
promosse. Ritengo non arbitrario sostenere che probabilmente
l�autorevole gruppo di studiosi presso la Fondazione, non ultimo
stimolato dalla presenza di Pertini e poi di Vassalli, abbia
costituito probabilmente un unicuum nel panorama culturale italiano
oltre che per i risultati, anche per sintonia, coesione di fini e
condotta.
Con piena coerenza, Arf� decise di affidare la custodia e la
gestione della sua biblioteca e del suo archivio alla Fondazione.
Dopo alcuni tentativi, purtroppo falliti, di decentrare la
sistemazione della biblioteca a Napoli, sia l�una che l�altro furono
definitivamente collocati nella nuova sede della Fondazione, in Casa
Lapi. Affidare la biblioteca di famiglia e le carte personali agli
antichi compagni, agli storici e amici della Fondazione (in questo
come in altri casi) era come affidare loro se stesso, la propria
memoria e il proprio onore. Ricordo bene con quanta ponderata
attenzione di volta in volta �prima dall�antico domicilio di Parma,
poi dalla casa napoletana e dal rifugio maremmano di San Donato-
Arf� andava trasmettendo libri, carte e cimeli a me e a Caretti: era
in qualche modo un passaggio di consegne, tacito ma esplicito, e
anche commovente. Per parte sua: una prova somma di stima e di
affetto. Per noi: un grande onore e un�altrettanto grande
responsabilit�. Anzi, un obbligo morale che cercheremo di onorare al
meglio.
Maurizio Degl�Innocenti
Presidente Fondazione di studi storici �Filippo Turati�