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J.M. Lambin (direction) Casa editrice:Hachette, Paris 1994 Analisi di Mariangela Aliperto e Laura Montemagni. Sigla nel testo: (F)


H. G�nther-Arndt, D. Hoffmann, N. Zw�lfer Casa editrice: Jahrhundert, Cornelsen, Berlin 2000 Analisi di Mariangela Aliperto e Laura Montemagni.
Sigla nel testo: (D)



N. Gace�a, L. Mladenovic Maximovic, D. Zivkovic Casa editrice: Istituto per i libri di testo e le attrezzature didattiche, Beograd 1998 Analisi di Francesca Lombardi e Ilaria Giannini.
Sigla nel testo: (YU)


A. Radziwitt, W. Roszdowski Casa editrice: Wydawnictwo Naukowe PVN, Warsawa 1994 Analisi di Francesca Lombardi e Ilaria Giannoni. 
Sigla nel testo: (P)


A. Prosperi, P. Viola Casa editrice: Einaudi scuola, Milano 2000 Analisi di Giacomo Paolicchi 
Sigla nel testo: (PV)


G. Gentile, L. Ronga, A. Salassa Casa editrice: La Scuola, Brescia 1999 Analisi di Mariacristina Bertacca 
Sigla nel testo: (GRS)


A. Giardina, G. Sabbatucci, V. Vidotto Casa editrice: Laterza, Roma-Bari 2000 (n.e.) Analisi di Marco Rossetti 
Sigla nel testo: (GSV)


F. Della Peruta, G. Chittolini, C. Capra Casa editrice: Le Monnier, Firenze 1997 - Analisi di Alessio Leonardi 
Sigla nel testo: (DPCC)

 
     
 
 
 

 

 


 

Materiali primo anno
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Le resistenze. La resistenza in Europa 

Il peso delle Resistenze europee al di fuori dell�Italia, sulla manualistica italiana � vario. Modesti accenni in GRS (7 righe, a p. 295, con citazione di Francia e Iugoslavia). Pi� articolata la trattazione in GSV (2 sottoparagrafi con citazione, in pi�, della Grecia), ma pur sempre generica. 

Assai pi� dettagliato nei particolari � il quadro di DPCC (pp.326-329). Vi si parla di: Francia (dal movimento �France libre� di De Gaulle al �Consiglio nazionale della Resistenza�); Iugoslavia (con la contrapposizione tra i comunisti di Tito e i �cetnici� serbi di Mihajlovic); Grecia (con la contrapposizione tra EDES, Unione nazionale greca democratica, e ELAS, Esercito nazionale popolare di liberazione, che porter� ad una guerra civile destinata a durare fino al 1949); Polonia (caratterizzata dalla concorrenza tra la maggioranza dei resistenti polacchi organizzati nell�Esercito dell�interno, e i comunisti dell�Esercito popolare, che dettero vita ad un �Comitato polacco di liberazione nazionale�, poi proclamatosi governo provvisorio, riconosciuto dall�URSS in opposizione al governo di Londra; la situazione porta al dramma dell� insurrezione di Varsavia); URSS (la resistenza quantitativamente pi� rilevante, con un milione di persone); Germania (con i movimenti cospirativi �Cappella rossa� e �Rosa bianca� e l�attentato contro Hitler di Claus von Stauffenberg). 

Il quadro � ampio anche in PV (pp.228-231), dove si hanno importanti, espliciti giudizi su: a) l�importanza della Resistenza italiana nel quadro europeo (�Bench� tardiva, quella italiana non fu affatto un episodio minore; fu la seconda per importanza dopo quella iugoslava, o la terza, se si considera anche quella sovietica�); b) il carattere unitario della Resistenza italiana e di quella francese (�In Italia e in Francia, salvo episodi del tutto marginali, le due Resistenze, quella democratica e quella comunista, operarono di comune accordo, proseguendo quindi lo sforzo antifascista dei Fronti popolari�); c) la peculiarit� della resistenza sovietica (�Si trattava di civili inquadrati e armati dall�Armata rossa [�] Non avevano nessuna forma di autonomia, n� politica n� militare�); d) le divisioni interne che segnarono altre Resistenze: In Jugoslavia, in Grecia, in Polonia, la Resistenza comunista e quella democratico-nazionalista si divisero cos� radicalmente da complicare il quadro della guerra civile, che si svolse tra tre campi anzich� fra due: i comunisti, i fascisti, i filo-occidentali. Fra i partigiani nazionalisti jugoslavi l�anticomunismo prevalse sull�antifascismo, tanto che la Resistenza di destra fin� per abbandonare la lotta contro gli occupanti nazisti, il che lasci� ai comunisti il monopolio del patriottismo. Lo stesso avvenne in Polonia e in Grecia. 

Nei manuali esteri consultati, F presenta una panoramica europea simile per ampiezza ai due ultimi manuali italiani citati (pp.288-291), ricca soprattutto di elementi informativi e documenti, con i cenni citati alla Resistenza italiana, maggiori dettagli su Iugoslavia e Polonia (compreso il documento di una testimonianza sull�insurrezione di Varsavia). 

Nei manuali YU e P, ed anche, seppure in misura minore in D, il peso degli eventi nazionali � assolutamente prevalente. In P abbiamo seguito la parte dedicata all�insurrezione di Varsavia (agosto-ottobre 1944), vicenda che manca totalmente nel nostro libro di testo (dove si dice solo che dal luglio �43 �L�Armata rossa inizi� una lenta ma inarrestabile avanzata che si sarebbe conclusa solo nell�aprile-maggio �45 con la conquista di Berlino�) ed invece occupa nel manuale polacco le pp.333-339. Il racconto evidenzia le divisioni interne alla Polonia. La nascita del PKWN [Comitato polacco di liberazione nazionale] e il suo immediato riconoscimento da parte dell�URSS cre� una nuova situazione. Difatti cominciarono a funzionare due centri di autorit� statale: da un lato il governo della repubblica polacca a Londra e la sua rappresentanza nel paese che godeva dell�appoggio della grande maggioranza della societ� polacca ed era riconosciuto dagli alleati occidentali; d�altra parte invece il PKWN che aveva con s� una parte insignificante della popolazione, ma oltre a questo il potente appoggio dell�Armata Rossa e del governo dell�URSS. Con l�Armata rossa alle porte di Varsavia e la rivalit� tra AK, Esercito dell�interno legato al governo londinese, e AL, Esercito popolare legato al PKWN e all�URSS, �la decisione di intraprendere la lotta [la decisione sull�insurrezione di Varsavia] conteneva in s� le caratteristiche di una tragedia greca: ognuna delle scelte era una scelta terribile.�.

In YU, rimane confermato il ruolo assolutamente prevalente della resistenza comunista guidata da Tito (diciamo rimane, perch� il libro � degli anni di Milosevic, come � dimostrato dal fatto che � scritto in caratteri cirillici, introdotti come ufficiali nelle pubblicazioni scolastiche in sostituzione dell�alfabeto latino; i due alfabeti erano compresenti nella vecchia Yugoslavia). Si valorizza il ruolo anche di altre forze democratiche (chiesa, ufficiali), ma sui cetnici di Mihailovic il giudizio � negativo:�a volte combattevano contro l�occupante, a volte �collaboravano?� perch� il loro scopo principale era comunque �combattere i comunisti� (p.144). Non � trattata la questione delle foibe, del resto presente solo nella manualistica italiana. 

Anche D concentra la trattazione sulla questione nazionale: Nei paesi caduti in mano alla Germania ci furono fin dall�inizio azioni di gruppi di Resistenza e partigiani che con nel prosieguo della guerra divennero pi� violenti ed efficaci. Anche in Germania aument� la resistenza degli avversari del regime dopo l�inizio della guerra. Le condizioni del diritto di guerra resero difficili tuttavia azioni organizzate e coordinate; infatti anche piccole opposizioni potevano ora essere punite con la morte. Dopo che cominci� a delinearsi la sconfitta militare della Germania a Stalingrado, si formarono tra i militari e nell�amministrazione dello Stato gruppi che si impegnarono per la fine del nazionalsocialismo. I loro motivi erano alquanto diversi. Alcuni di loro avevano come democratici gi� prima della guerra cercato collegamenti all�estero, per mettere in guardia contro Hitler. Altri non intendevano collaborare pi� a lungo con quella guerra razziale che stava rabbiosamente procedendo all�Est; altri ancora volevano una onorevole conclusione di pace che, secondo la loro opinione, si poteva raggiungere solo dopo l�abbattimento del nazionalsocialismo. Il culmine di questa resistenza in mezzo ai militari e all�amministrazione dello Stato fu il fallito attentato fatto con una bomba contro Hitler da Claus Graf Schenk von Stauffenberg il 20 luglio 1944. Gli attentatori e i loro complici - un centinaio di uomini - furono giustiziati; mogli e bambini furono presi sotto controllo. 

A dir la verit�, la questione tedesca sembra proprio essere quella di una mancanza di una incisiva Resistenza. Per questo, appaiono di particolare interesse, sempre in D, alcune parti, che non hanno generalmente riscontro negli altri manuali, dedicate ad indagare la questione del rapporto della popolazione tedesca col nazismo. Pi� in generale, � il coinvolgimento nell�intera politica di guerra a far riflettere: Ma perch� i tedeschi si sono lasciati guidare, pronti, senza fare resistenza verso la guerra? [�] I militari salutarono il riarmo senza capirne il rischio, ma erano pronti comunque ad onorare il successo perch� l�onore, che il successo di fatto che la politica di Hitler faceva registrare andava a loro vantaggio. Similmente si pu� dire della grande industria, che guadagnava bene negli armamenti. Anche qui nel �36 e fino al �38 ci fu una resistenza contro la tendenza a marciare direttamente verso la guerra e il conseguente ritiro dagli scambi di merci internazionali. Tuttavia ci furono potenti industrie, come la IG Farben, che intesero l�espansione diretta verso l�Est come una garanzia per lo smercio dei propri prodotti chimici. La politica estera di Hitler era popolare in Germania persino presso uomini e donne che stavano ad una certa distanza dal nazionalsocialismo. L�aver rigettato i trattati di Versailles, ristabilitola grandezza nazionale fecero s� che molti si unissero a festeggiare il Fuhrer nelle grandi manifestazioni. Non ebbero paura i tedeschi quando i comunisti e i socialdemocratici venivano arrestati o quando le sinagoghe erano bruciate, ma solo quando nella crisi cecoslovacca si trovarono di fronte alla grande guerra. Tuttavia, come si sarebbe potuto trasformare allora questa paura in azione politica, in protesta contro il governo? E alla fine il successo scaten� di nuovo le emozioni e trasform� la paura addirittura in consenso [�](Consenso di massa verso i successi in politica estera?, pp. 202-203).



 

   
     
 

Materiali primo anno

1. Le vicende nazionali 
2. Le vicende italiane
3. Responsabilit� della guerra
4. La guerra razziale
5. La resistenza italiana
6. La resistenza in Europa
7. Il dopoguerra in Europa
8. Osservazioni e conclusioni
9. European Partners

Materiali secondo anno
1. Scheda-campione
2. Temi evidenziati nei testi
3. Analisi del Manuale Histoire
4. Europa, Europe
5. Una prospettiva tedesca
6. Unit� europea e Spagna
7. Scheda dei contenuti
8. Antologia
9. Lezione di G. Mammarella
10. Tabelle comparative tra manuali

 
 
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materiali primo anno
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